mercoledì 14 agosto 2013

Steinbeck,John - Al Dio sconosciuto



"Io non ho né fortuna né sfortuna. Non ho cognizione di bene e di male. Mi è negato anche il vero senso che c'è tra piacere e dolore. Tutte le cose sono una, e tutte sono parte di me."
Cos ì pensa Joseph Wayne, il gigantesco contadino che ad un nume ignoto ha dedicato tutto se stesso e la sua fatica, ribellandosi alla realtà indeclinabile delle cose, alla catastrofe che colpisce la sua terra .
L'esistenza di questo singolare personaggio è costellata di episodi misteriosi, che a poco a poco lo indurranno a identificarsi coi campi e col cielo, in uno slancio panteistico destinato a sfociare nella tragedia. Questo romanzo di Steinbeck, dedicato alle migrazioni dei pionieri, ci fa conoscere una dimensione inesplorata della storia americana; la sacralità primordiale, che fù causa e conseguenza insieme dei sacrifici di più generazioni, decise a riscattare una terra smisurata, e spessocrudele.

Vincent Van Gogh
Vincent Van Gogh


Steinbeck,come in altri suoi romanzi, narra della vita contadina nella campagna californiana, narra di un contadino trasferitosi all'ovest in cerca di terra, ma un contadino che "sente" la terra come parte di se, quasi a sua insaputa onora riti pagani della fertilità, non sà cosa stà facendo, ma lo intuisce.
La storia ha un senso di sventura che si trascina dall'inizio alla fine, anche quando tutto và per il meglio, si sente una spada di Damocle sul capo.

Bel romanzo, aspro ma scorrevole, descrive minuziosamente i tramonti, la flora, i rigagnoli, la siccità...se si chiudono gli occhi si è lì.

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