lunedì 14 ottobre 2013

Pär Fabian Lagerkvist - Uno sconosciuto è mio amico



Giorgio de Chirico
Giorgio de Chirico



Uno sconosciuto è mio amico,
uno che io non conosco,
uno sconosciuto lontano lontano.

Per lui il mio cuore è pieno di nostalgia.
Perché Egli non è presso di me.
Perché Egli forse non esiste affatto?
Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza ?
Che colmi tutta la terra della tua assenza ?

Pär Fabian Lagerkvist



Giorgio de Chirico
Giorgio de Chirico

Lagerkvist dice nei suoi versi all'amico sconosciuto:

 «Uno sconosciuto è mio amico/ uno che io non conosco, uno sconosciuto lontano lontano./ Per lui il mio cuore è pieno di nostalgia/ perché Egli non è presso di me./ Perché Egli forse non esiste affatto?/ Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza,/ che colmi tutta la terra della tua assenza?».

E aggiunge in un'altra sua poesia: « non c'è nessuno che ode la voce/ risonante nelle tenebre; ma perché la voce esiste?». (Dalla poesia Se credi in dio e non esiste un dio, da Poesie, NCE, Forlì 1991) 
Perché la voce esiste? L'uomo di oggi, intelligente, colto, amante della vita e dell'umanità, capisce di non riuscire a superare la negazione, ma comprende anche che la negazione non è la misura di tutto.

 La propria realtà è più grande della negazione.

L'uomo di oggi capisce i valori che gli vengono dal cristianesimo, ma non riesce a credere e ciò lo rende terribilmente incompiuto.

 La tristezza dell'incompiuto è proprio il contenuto delle grandi coscienze di oggi. Pur non riuscendo a credere, l'uomo moderno in un estremo e disperato gesto di lealtà grida la sua nostalgia di un'affermazione ultima e positiva, grida quello che Cristo ben consapevolmente ha gridato prima di morire:
«A te raccomando l'anima mia».Dopo che l'ottimismo razionalista ha subito la frustrazione delle due guerre mondiali, adesso lo smarrimento profondo della più alta cultura contemporanea sembra aprirsi ad una nostalgia nuova.

 L'uomo non può a lungo resistere in questa situazione enigmatica.
«Tutta la legge dell'umana esistenza - disse Dostoevskij - sta in questo: che l'uomo possa inchinarsi all'infinitamente grande». Questo stigma, comunque letto o comunque lasciato nell'ombra, agisce nell'uomo.


Giorgio de Chirico

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