giovedì 17 ottobre 2013

Senza nessuna illusione di superiorità di Rosalba Di Giuseppe


Renato Guttuso

Ieri a Piana degli Albanesi, incontro con il prof. Giuseppe Dicevi che ha curato il libro: Danilo Dolci, Una vita contro miseria, spreco e mafia edito Coppola Editore.
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“Cosa spinge uno studioso del Nord a venire qua in Sicilia?”
Un uomo visibilmente commosso nel ricordare Danilo Dolci, si è chiesto e ha chiesto questo alla platea e ai relatori. Forse un lampo che lo ha illuminato da dentro, un lampo che maturando si è fatto idea di condivisione. La volontà di bene, perché si deve avanzare insieme per crescere veramente, per imparare a costruire scalini e trovare il coraggio di salirli.

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Il libro “Danilo Dolci, una vita contro miseria, spreco e mafia” “è diviso in tre parti- racconta il Giuseppe Dicevi -la prima parte descrive l’impegno sociale culturale di Danilo. La seconda raccoglie atti inediti del Convegno dal basso (a partecipare, a proporre soluzioni furono artigiani, braccianti, disoccupati, giovani e meno giovani, studenti, politici, attivisti, medici, poeti, Carlo Levi, attori, Vittorio Gassman), che ha come fulcro le condizioni di vita e di salute delle zone arretrate della Sicilia occidentale, organizzato da Danilo nell’aprile del ’60, a Palma di Montechiaro; e la terza parte io la chiamo valori aggiunti”. Si tratta di interviste ai collaboratori, della prosecuzione del lavoro di Danilo nella progettualità sociale del CESIE (Centro Studi ed Iniziative Europeo, associazione no profit di promozione dello sviluppo e della crescita). Ci sono inoltre testimonianze di studenti universitari, persone che si sono affidate al metodo osservativo analitico e maieutico del Dolci per fare luce sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche.
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La presentazione è stata aperta dal prof. Matteo Mandalà, Presidente del Consiglio Comunale, che ha ricordato l’attualità del messaggio lanciato dal Dolci: “Il ritratto di un’Italia che stenta, di un Sud che arranca. Danilo Dolci parla di sprechi, di mancato sviluppo, di salute, parla di oggi”. Alla presentazione è intervenuto Lorenzo Barbera, ex collaboratore del Dolci. Era un ragazzo quando conobbe il sociologo triestino, ‘’Non so cosa avrei fatto se non l’avessi incontrato’’ lo dice con gli occhi che brillano. Ha lavorato al suo fianco per 13 anni di seguito, dal 1956 al 1969, occupandosi di ricerche sulle condizioni di vita a Bisacquino, Campofiorito, Corleone. Da questa ricerca nacque poi un convegno Una politica per la piena occupazione, perché “non dovrebbe esistere la parola disoccupazione, dovrebbe essere cancellata, il lavoro è la spina dorsale della vita di ciascuno, tutti dovrebbero essere in grado di partecipare alla produzione della ricchezza culturale, sociale, etica, è importante diventare persone di qualità per creare qualità, per irradiare gli altri con il nostro stare bene, il vero problema è non essere un problema per gli altri, dobbiamo cercare di stare bene con noi stessi’’.
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Guttuso

Come fare? Stiamo bene soprattutto grazie agli altri e le altre, il nostro io si riflette nel tu e tende a costruire un noi ma le cose a volte non vanno come vorremmo, per incomprensioni, per paura, perché il contesto non fornisce strumenti, infrastrutture, ritrovandoci in costante emergenza, sociale, ambientale, morale. “Come fare affinché gli uomini e le donne si sentano veramente parte della terra, nell’enorme ciclo di cui ognuno è frammento, senza alcuna illusione di superiorità, senza alcuna superbia?”
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Attraverso lo studio, l’osservazione, l’impegno in prima persona, l’unirsi per soddisfare un bisogno, al di là delle idee, costruire un noi forte nonostante la diversità, fondarsi come gruppo in virtù dell’utilità immediata. “La qualità della vita possiamo sceglierla insieme: verso dove, possiamo cercare di intuirlo.’’ A queste considerazioni del Dolci fa eco il prof. Dicevi “dobbiamo rivalutare le intelligenze dal basso, di tutte le categorie, affrontare una pianificazione che, -continua il prof. Mandalà – può portare a lungo andare ad una bonifica morale”. Se ciascuno si occupa dell’altro, se ciascuno sogna l’altro migliorabile si crea una cultura diversa.
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Salvo Vitale dell’onlus Peppino Impastato Cinisi, ha ricordato l’importanza dell’informazione come mezzo di emancipazione dai poteri forti, racconta la storia del famoso <> lanciato da Radio dei poveri Cristi a proposito del terremoto, “ il tipo di informazione che passava, sia su Radio Aut sia sulla Radio di Danilo, era basata sui bisogni elementari delle persone, oltre che sulla denuncia sistematica del movimento mafioso territoriale’’.
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Il sindaco Vito Scalia, intervenuto anch’egli, ha fatto notare quanto sia interessante il testo accompagnato dalle fotografie: “L’emblema della Sicilia in una foto: una bambina nuda in mezzo alla strada”. Tornata a casa ho cercato quell’immagine e ho notato che la bambina ha ancora indosso una scarpa, questo mi ha fatto pensare a Primo Levi: ne La Tregua dice che quando c’è la guerra bisogna prima pensare alle scarpe e poi al cibo, perché chi ha le scarpe può camminare e vedere cosa c’è più in là. Il prof Dicevi ha invitato tutti quelli che vorranno a ritrovare quella scarpa mancante partecipando ad una sorta di tavola rotonda per discutere della ri-pubblicizzazione dell’acqua.

 Rosalba Di Giuseppe

Guttuso

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