giovedì 28 novembre 2013

Wisława Szymborska - Sulla torre di Babele



Pieter Bruegel - la torre di Babele

Pieter Bruegel - la torre di Babele


- Che ora è? – Sì, sono felice,
e mi manca solo una campanella al collo
che su di te tintinni mentre dormi.
- Non hai sentito il temporale? Il vento ha scosso il muro,
la torre ha sbadigliato come un leone, il portale
cigolante sui cardini. – Come, ti sei scordato?
Avevo un semplice vestito grigio
fermato sulla spalla. – E un attimo dopo
il cielo si è rotto in cento lampi. – Entrare, io?
Ma non eri da solo. - D’un tratto ho visto
colori preesistenti alla vista. – Peccato
che tu non possa promettermi. – Hai ragione,
doveva essere un sogno. – Perché menti,
perché mi chiami con il suo nome,
la ami ancora? - Oh sì, vorrei
che restassi con me. – Non provo rancore,
avrei dovuto immaginarlo.
- Pensi ancora a lui? – Non sto piagnendo.
- E questo è tutto? – Nessuno come te.
- Almeno sei sincera. – Sta’ tranquillo,
lascerò la città. - Sta’ tranquilla,
me ne andrò via. – Hai mani così belle.
- È una vecchia storia, la lama è penetrata
senza toccare l’osso. – Non c’è di che,
mio caro, non c’è di che. – Non so
che ora sia e non lo voglio sapere.


Pieter Bruegel “La parabola dei ciechi”, 1568 circa, Napoli, Museo di Capodimonte
Pieter Bruegel “La parabola dei ciechi”, 1568 circa, Napoli, Museo di Capodimonte

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