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La luna è morta,
Azzurreggia alla finestra l’alba.
Ah tu, notte!
Che m’hai combinato, notte?
Me ne sto in piedi qui col mio cilindro.
Non c’è nessuno con me.
Sono solo…
Con uno specchio in frantumi…
Sono gli ultimi versi di una lirica di Sergej Aleksandroviè Esenin dal titolo ‘’L’uomo nero’’.
Il poeta sintetizzata quattro elementi mitici: la vecchia Russia, il comunismo rivoluzionario, la Mosca delle bettole e infine la Russia sovietica.
Esenin tratteggia un percorso lineare che conduce ad un obiettivo storicistico che, egli conclude, distrugge il linguaggio lirico e il razionalismo.
La vecchia Russia da una parte è il mondo contadino e della miseria, è il mondo dell’uomo diseredato come in una immane catastrofe biblica che tenta il riscatto, che mira ad un proprio esodo e ad una promozione sociale, come anche ad un esodo collettivo in senso metaforico.
Dall’altra parte descrive una Russia che canta il mito della campagna, ferma ai valori reali e costanti della vita, volendo difendere una civiltà che è propria e che vuole salvaguardarsi dalle influenze esterne, dalla rivoluzione industriale e tecnologica
2 commenti:
Dans son dernier livre "Une tombe au creux des nuages", Jorge Semprun relève ceci à propos du "réalisme socialiste" (et de l'art sous le régime nazi) par opposition à l'art abstrait :
Un critique français, Marc Partouche, est allé jusqu'à écrire ... que "chaque fois que se produit une poussée de totalitarisme, la figuration émerge à nouveau dans la peinture". Et mieux encore : "L'émergence de la figure coïncide avec la perte de la démocratie." (p. 215)
Qu'en pensez-vous ?
Amicalement.
bella bella ,buon fine settimana
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