mercoledì 8 settembre 2010

Amai di Umberto Saba


Giovanni Fattori


Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.


***


Nel corso della sua vita, Saba, a lungo incompreso dalla critica, si trovò a dover difendere la propria opera, a riflettere su di essa e a formulare enunciazioni di poetica.

Una di tali enunciazioni si può leggere nella poesia ''Amai'', tratta dalla selezione Mediterranee (1946).

Il poeta afferma di aver amato sempre un linguaggio semplice, fatto di parole e di rime che i poeti non usano più, l'unico linguaggio, tuttavia, che gli sembra capace di comunicare la verità dolorosa che è nel fondo del suo cuore.




2 commenti:

Laura Dal Moro ha detto...

"Amai te che mi ascolti": è questo il fulcro della poesia di Saba. La complicità, la compassione latina, il sentimento più puro. Scelta di un brano e di una tela che mi hanno molto colpito. Grazie..

Laura Dal Moro ha detto...

Errata corrige: "Amo te che mi ascolti". Pardon!