martedì 21 settembre 2010

Eugenio Montale - Spesso il male di vivere ho incontrato



Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

[da Ossi di seppia, 1925]

’ la concezione pessimistica che Montale ha della vita, e la forza del suo discorso poetico fortemente intessuto di immagini emblematiche, trova in questa notissima lirica uno dei vertici più alti ( A. Frattini – P. Tuscano).
Il male di vivere ( la sofferenza, il dolore) appare al poeta diffuso in tutta la natura, animata o no: esso si manifesta nel ruscello che si lamenta quando incontra un ostacolo al suo fluire, nella foglia che si accartoccia arsa dal sole, nel cavallo che esaurite le sue energie stramazza al suolo sfinito.
A tale pena non resta che opporre la divina indifferenza: l’immobilità della statua, la leggerezza della nuvola, il distacco del falco che si allontana in volo dalla terra.



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