mercoledì 10 ottobre 2012



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J’ai cueilli ce brin de bruyère
L’automne est morte souviens-t’en
Nous ne nous verrons plus sur terre
Odeur du temps Brin de bruyère
Et souviens-toi que je t’attends
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Ho colto questo rametto di erica
L’autunno è morto, ricordatene
Non vedremo più su questa terra
Profumo di tempo e rametti di erica
E ricordati che io ti aspetto
.
Derain
Apollinaire manda il suo Adieu.
La poesia è una brina sottile, un piccolo sussulto che giunge al limitare della notte, quando il sonno non vuole arrivare e la mente non si rassegna a guardar fuori dalla finestra. In fondo non ci vuol molto a fermarsi un attimo, ma metterlo davvero a frutto, quell’istante rubato allo scorrere frenetico del tempo, è un’arte che non s’impara, ma si assapora lenta in un giorno di pioggia che lascia intravedere la città di Milano in tutta la sua bellezza, attraverso il vetro appannato di un taxi che passa davanti al Castello Sforzesco illuminato. 


(fonte : http://www.booksblog.it/post/8941/ladieu-dapollinaire-secondo-leo-ferre)

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