venerdì 18 luglio 2008

André Derain e Maurice de Vlaminvk

(André Derain)


rileggendo
PIERO ADORNO
''Il Novecento dalle avanguardie storiche ai giorni nostri''
(Maurice de Vlaminvk)
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André Derain (Chatou, 1880 – Parigi, 1954) e Maurice de Vlaminvk (Parigi, 1876 – Rueil –la- Gadelière, Parigi, 1958) costituiscono un binomio perché, conosciutisi casualmente in treno nel 1900, costatando l’affinità delle loro idee, intrapresero a lavorare in comune, discutendo, dipingendo insieme in campagna o nello studio di Chatou.
Nel 1901 uscirono entrambi sconvolti dalla mostra retrospettiva delle opere di Van Gogh che insegnava loro la forza espressiva del colore.
Entrati nell’ambito matissiano dei “fauves”, dettero un contributo notevole con le loro opere nell’affermazione delle nuove idee
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(André Derain)
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Vlaminvk è un istintivo: per lui la pittura è un atto quasi fisico, una necessità vitale.
Si esprime con il colore puro, così come esce direttamente dal tubetto premuto contro la tela, un colore esplosivo come “ cartucce di dinamite “ ( secondo la nota espressione di Derain) , aggressivo, espressionista. Vlaminvk ( che neppure Matisse così equilibrato, così classico riesce a disciplinare) è forse per questo il più fauves di tutto il gruppo.
La pennellata larga lascia strisce curveggianti e vorticose che creano un violento moto psicologico, la materia pittorica, visibile, grumosa, solida, suscita le diverse drammatiche incidenze della luce, i colori si accendono per accostamento, rendendo la reazione del tutto soggettiva del pittore, travolto da un’emozione condotta al limite estremo di tensione.

(Maurice de Vlaminvk )

.Nel 1908, smorzatasi l’ondata fauve anche egli si accosta al cubismo e soprattutto al costruttivismo di Cézanne. Ma in questo suo ritorno all’ordine, tipico di tutta la scuola europea, che si accentua in modo particolare dopo la guerra 1014 – 1918, restano sempre quella carica espressiva, quel travaglio interiore, quella disperata coscienza della solitudine umana che fanno di Vlaminvk uno dei pochi espressionisti francesi.


(Maurice de Vlaminvk)
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André Derain è più misurato , più luminoso, più sereno, in qualche modo potremmo dire più francese, nel senso che Vlaminck può avere ereditato l’angoscia dalla sua origine fiamminga.
Per rendersi conto della profonda differenza che intercorre tra i due basta confrontare la ballerina del ‘’ Rat mort’’ dell’uno con la donna in camicia dell’altro. (Una ballerina del Rat Mort aveva accettato nel 1906 di posare per Vlaminck e Derain nello studio di place Pigalle 7.)


(André Derain, donna in camicia, olio su tela)
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Il rapporto organico degli elementi stilistici descritti nel testo, determina un'interpretazione del tema ben diversa da quella della ballerina di Vlaminck o della futura Marcella di Kirchner. Derain imprime alla giovane donna, invece che il torpore o la vologarità professionale della ballerina o il senso di attesa drammaticodella vita ventura dell'adolescente del pittore tedesco, eleganza e malizia briosa e una acutezza intellettuale che emana dai grandi occhi, accentuati dalla linea delle lunghe ciglia caduate, e dal colore fiammeggiante dei capelli.

(Maurice de Vlaminvk , la ballerina del ''Rat mort'', olio su tela)
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Con un'aspra accusa alla societa, Vlaminck, anarchico, antimilitarista, antiborghese, mostra il rovescio della medaglia di quel periodo che fu eufemisticamente definito la belle epoche e che viene ipocritamente presentato come l'ultimo momento di serenità e di pace prima dei tragici conflitti che hanno dilaniato il mondo nel secolo breve, il '900
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Alla ridda di pennellate dense e accostate in apparente disordine da Vlaminck, Derain oppone la distenzione cromatica di zone larghe ed equilibrate, il richiamo preciso dei colori secondo la teoria impressionista e postimpressionista dei contrasti simultanei (Argan); il rosa della parete con il rosso dei capelli e delle labbra, il blu violaceo delle calze con quello verde e blu del fondo a destra, con quello degli occhi intensi e della linea, evidente ma non violenta, che disegna i tratti essenziali.
Questo no significa che Derain non partecipi interamente all'estetica fauve, che, anzi, anch'egli, nell'interpretazione della realtà, ne supera i dati oggettivi , per rendere, piuttosto. attraverso l'innaturalezza dei colori, il soggettivismo della propria emozione. Solo che la concezione della sua vita è serena.




( André Derain)

1 commento:

Anonimo ha detto...

belle le avanguardie del novecento. le studiavo veramente volentieri al liceo...
buona domenica :-D