domenica 17 agosto 2008

Giuseppe Ungaretti - Cenni biografici - la poetica in breve






Giuseppe Ungaretti
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Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888; i genitori, emigranti di origine lucchese, si erano trasferiti in Egitto e lì ad Alessandria avevano un forno.
Il padre faceva l’operaio e morì nel 1890, due anni dopo la nascita del poeta, ai lavori del Canale di Suez.
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Questo fatto dell’italiano nato in Egitto, figlio di emigranti, figlio di un operaio morto nella costruzione del Canale di Suez, è veramente di grosso rilievo, e ha un significato storico che avrà le sue ripercussioni dirette, in parte anche condizionanti, sulla poesia ungarettiana.
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D Alessandria, dove nel 1906 conosce Enrico Pea che aveva aperto la ‘’Baracca rossa ‘’ parte nel 1912 per recarsi in Italia e a Parigi. Questi anni , gli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, sono quelli formativi di Ungaretti in senso assoluto. E’ in questi anni che Ungaretti conosce Modigliani, Palazzeschi, Papini – italiani parigini in quel momento – ma conosce anche Braque, conosce tanti francesi e stabilisce un rapporto di amicizia molto stretta con il poeta Guillaume Apollinaire al quale sarà debitore, almeno all’inizio, di alcune movenze caratteristiche, di alcune suggestioni nell’arte di fabbricare versi.
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Poi la guerra….
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… alla quale Ungaretti partecipa come soldato semplice di fanteria, sul Carso, proprio nella zona di massima mortalità dall’una e dall’altra parte, italiani e austriaci; finita la guerra si trasferisce a Roma, si sposa, vive umilmente.
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Più tardi, un viaggio, nel 1936; Ungaretti ha un congresso in Argentina, poi a San Paolo del Brasile gli viene offerta una cattedra di lingua e letteratura italiana; l’accetta e resta in brasile fino al 1942, quando per vicende della seconda guerra mondiale è costretto a scegliere fra l’internamento o il rimpatrio. Torna in Italia e precisamente a Roma. Nel frattempo gli è morto il figlio Antonietto, nel 1937, il figlio che viene ricordato nella raccolta Il dolore.
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TUTTO HO PERDUTO
da IL DOLORE - da TUTTO HO PERDUTO
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Tutto ho perduto dell'infanzia
E non potrò mai più
Smemorarmi in un grido.
L'infanzia ho sotterrato
Nel fondo delle notti
E ora, spada invisibile,
Mi separa da tutto.
Di me rammento che esultavo amandoti,
Ed eccomi perduto
In infinito delle notti.
Disperazione che incessante aumenta
La vita non mi è più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una roccia di gridi.
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1937

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A Roma viene chiamato all’Università come professore di letteratura italiana moderna e contemporanea; organizza intanto presso l’editore Mondadori tutte le sue poesie nel piano di raccolta intitolato Vita d’un uomo, e vive a Roma, con qualche viaggio anche fuori d’Europa. Muore nel 1970.
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LA NOTTE BELLA
da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO
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Quale canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale festa sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo
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Devetachi, il 24 agosto 1916
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Il primo grande libro di Ungaretti, quello che nella raccolta Vita d’un uomo leggiamo come suo primo, L’allegria, è in fondo il grande, poestico diario di un uomo che in guerra approfondisce l’esperienza dolorosa di tanti come lui.
Il nucleo essenziale è costituito dalle poesie del gruppo Il porto sepolto , che risalgono al 1916: è qui il centro della formazione di Ungaretti e la sua prima importante affermazione.
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Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
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Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto

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( Quel nulla…inesauribile: quel nulla che non si esaurisce. E’ un ossimoro, che esprime la ricerca della parola che possa avvicinare il poeta al "segreto", cioè all’essenza stessa della poesia ).
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(Braque)
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Questa breve lirica è importante per capire la poetica di Ungaretti, in quanto ci fa percepire come deve essere la poesia, quali i suoi caratteri essenziali, da che cosa essa trae origine o attinge l’ispirazione. Il poeta arriva, in una sorta di immersione, al porto sepolto, con quel vi, che rimanda al titolo; il gesto simbolico dello sprofondare, per poi ritornare alla luce, è una specie di rito di purificazione, dal quale scaturisce la sua poesia nuova (ben diversa da quella dannunziana o dei Futuristi). Sottratti alle acque misteriose del porto, i canti vengono dispersi, forse come i vaticini (responsi sul futuro) della Sibilla Cumana ( la veggente), di cui narra Virgilio nell’"Eneide": la Sibilla, riaffiorando alla luce dal suo antro segreto, disperdeva nel vento le risposte alle domande esistenziali di coloro che la consultavano. Al poeta resta quel nulla, che si dissolve nel segreto, cioè nel mistero dell’esistenza umana. La luce , il buio delle profondità marine, come del resto l’acqua e l’abisso, che sono solo suggeriti, il segreto fanno parte delle parole-atomo, concetti-guida della poesia ungarettiana. Sotto il mare sono nascosti i simboli che servono per riconoscersi. Il viaggio è in rapporto con l’abisso, ma dal naufragio ( ed ecco spiegata la natura della scelta del secondo titolo della raccolta ampliata) incomincerà la risalita. Ungaretti stesso, nella prefazione all’"Allegria" (il terzo dei titoli) così motiva il titolo:
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"Il primitivo titolo, strano, dicono, era Allegria di Naufragi. Strano se tutto non fosse un naufragio, se tutto non fosse travolto, soffocato, consumato dal tempo. Esultanza che l’attimo, avvenendo, dà perché fuggitivo, attimo che soltanto amore può strappare al tempo, l’amore più forte che non possa essere la morte. E’ il punto dal quale scatta quell’esultanza di un attimo, quell’allegria che, quale fonte, non avrà mai se non il sentimento della presenza della morte da scongiurare. Non si tratta di filosofia, si tratta di esperienza concreta, compiuta sino dall’infanzia vissuta ad Alessandria e che la guerra 1914-1918 doveva fomentare, inasprire, approfondire, coronare."
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Giuseppe Ungaretti
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FRATELLI
da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO
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Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
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FratelliMariano, il 15 luglio 1916



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