giovedì 28 agosto 2008

PIERO CHIARA

Piero Chiara
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Piero Chiara nacque nel 1913 a Luino, piccolo borgo sul lago Maggiore, in prossimità del confine con la Svizzera dove il padre Eugenio aveva trovato da lavorare come doganiere. Quest'ultimo era originario di Resuttano, in provincia di Caltanissetta, mentre la madre, Virginia Maffei, proveniva da Comnago, paese sulla sponda piemontese del lago.
Coetaneo ed amico di
Vittorio Sereni, studiò, non certo con diligenza e costanza, in diversi collegi religiosi. Solo nel 1929 ottenne il diploma di licenza complementare e in verità completò la propria formazione culturale da autodidatta. Dopo aver trascorso un periodo viaggiando per l'Italia e la Francia, nel 1932, più per accontentare i famigliari, trovò un impiego nella magistratura come "aiutante di cancelleria". Nel 1936 sposò la svizzera-tedesca Jula Scherb da cui ebbe anche un figlio, Marco. Il matrimonio, tuttavia, finì dopo poco tempo.
Dopo la breve chiamata alle armi (1940), nonostante il suo disinteressamento alla politica, fu costretto a fuggire in
Svizzera (1944) in seguito ad un ordine di cattura emesso dal Tribunale Speciale Fascista. Qui visse in alcuni campi in cui venivano internati i rifugiati italiani. Finita la guerra, insegnò lettere al liceo italiano dello Zugerberg e l'anno dopo tornò in Italia.
Inizia un periodo di fervida inventiva e continua creatività: mirabili sono i suoi racconti, degni del miglior Giovannino Guareschi o del più celebrato e stravagante Italo Calvino. Il suo successo culmina nel 1976 con il capolavoro La stanza del vescovo che diventerà immediatamente un film di grande successo, interpretato da Ugo Tognazzi e Ornella Muti per la regia di Dino Risi.
Morirà dieci anni dopo, a Varese




Piero Chiara è il poeta delle piccole storie del "grande lago" che spesso fa da palcoscenico ai suoi brevi ed illuminanti racconti. Narra le piccolezze della vita di provincia con quello stile mai insipido e sempre capace di cogliere nella vita quotidiana l'essenza, ormai dimenticata, della vita.
Paragonato spesso al collega Giovannino Guareschi, narratore della bassa padana, Chiara dipinge i tratti della vita dell'alta Lombardia e dei cantoni svizzeri: una vita di frontiera, fatta di spalloni e contrabbandieri, briganti e fuggiaschi, ma soprattutto della piccola borghesia e di personaggi quotidiani.
Amante del biliardo e dell'ozio, molti personaggi - parafrasando Borges - saranno in parte autobiografici. Così scopriremo gli altarini del pretore di provincia o della moglie del commercialista che si fa curare dal medico del paese. Storielle ben narrate, che scorrono veloci tra le righe, talmente ben congegnate, che non ci persuadono non esser vere. Nei suoi libri non è importante solo la descrizione dei luoghi ma anche (e soprattutto) l'indagine psicologica dei personaggi, la capacità di metterne in evidenza vizi e virtù con un sorriso ironico, spregiudicato ma mai irrispettoso. Il segreto di Chiara è nella sua capacità di raccontare, nella scelta di argomenti anche "scabrosi" (l'omicidio, l'adulterio, l'ossessione erotica) senza mai cedere a compiacimenti volgari: Chiara descrive caratteri e situazioni, non indulge a cedimenti morbosi. Traspare dalle sue pagine un senso di nostalgia che non è un patetico desiderio di tornare indietro (come in Guareschi), ma la disincantata consapevolezza che questo ritorno non è realizzabile. L'amarezza dello scrittore emerge soprattutto nelle ultime opere, da "Il cappotto di astrakan" a "Vedrò Singapore" (libro irrinunciabile, necessario per conoscere e ammirare Chiara), fino al postumo "Saluti notturni dal Passo della Cisa", disillusa storia di provincia ispirata a un fatto di cronaca.
Chiara, oltre che uno scrittore di grande successo, fu uno dei più noti studiosi della vita e delle opere dello scrittore e avventuriero Giacomo Casanova. Pubblicò molti scritti sull'argomento che raccolse poi nel libro “Il vero Casanova” (1977). Curò, per Mondadori, la prima edizione integrale, basata sul manoscritto originale, dell'opera autobiografica del Casanova: Historie de ma vie. Scrisse anche la sceneggiatura dell'edizione televisiva (1980) dell'opera di Arthur Schnitzler Il ritorno di Casanova





Ho conosciuto Piero Chiara una stanca sera d’autunno e l’inverno sarebbe stato l’ultimo a Luino.
Racconterò di quell’incontro e dei successivi. Avevo da poco pubblicato la raccolta di poesie ‘’Emigrante’’ e il grande lago e la frontiera sembravano la terra a lungo cercata; un luogo per viverci bene.

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Chiara ? … amava giocare a carte


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I miei libri piacciono perché mi metto dalla parte del lettore,che vuole fatti raccontati da uno che non ha l’aria di insegnare

1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie ancora per il meraviglioso commento :-D
Ti ho trovato un'altra fan visto? ;-) però non ha un blog...