- In primo luogo l'energia e l'ambiente avranno una crescente importanza nel processo di riconversione e di ripresa dell'economia. Se si deve intervenire sostenendo l'offerta è necessario indirizzare la produzione verso prodotti maggiormente eco compatibili. C'è forse bisogno di simboli (auto elettrica, cellule fotovoltaiche, Biodiesel da colture che sfruttano terreni marginali) sapendo anche che questa riconversione può anche essere un'importante occasione di business.
- Questo settore è comunque capace di mobilitare una quantità di risorse enorme e diffusa non solo in tutti i continenti ma in tutte le aree, anche le più sperdute del mondo.
- In secondo luogo grandi progetti di ricerca e sviluppo soprattutto nei settori legati alla salute ed alla scienza della vita. Anche questi possono e debbono coinvolgere nel lungo periodo le energie diffuse non solo di alcuni grandi paesi, ma di tutto il mondo.
- Come abbiamo già specificato in precedenza, i modi e gli aspetti particolari delle politiche debbono essere decise dai diversi paesi, ma vi sono alcune grandi direzioni che debbono guidare l'azione di tutti noi.
- Non voglio tuttavia entrare negli aspetti particolare della politica di lungo periodo anche se questo è l'aspetto che più personalmente mi interessa, essendo io di professione Professore di Economia Industriale. Spero che troveremo in futuro qualche altra occasione per parlare di come agire nel lungo termine sull'economia reale per fare riprendere al mondo la via dello sviluppo.
- Ora vorrei fare alcune riflessioni sul ruolo che la Cina può svolgere in questa situazione così particolare.
- Voglio partire con l'affermazione che questa è forse la più grande occasione per l'Asia e la Cina in particolare per svolgere un ruolo centrale e positivo nell'economia globale. La Cina è ad oggi il più forte elemento di stabilità e crescita nell'economia mondiale anche perché è l'unico paese, insieme ai produttori di petrolio, che ha una importante liquidità disponibile per investimenti. Ma, a differenza di questi paesi, ha anche un grandissimo mercato interno.
- Ma ancora di più perché la Cina ha la possibilità di operare da sola o in cooperazione con le istituzioni internazionali, nella maggior parte dei paesi del mondo, sia nei paesi industrializzati che in quelli più poveri come i paesi del continente africano.
- Nell'intera storia economica mondiale la Cina di oggi è infatti l'unico caso di un paese che esporta contemporaneamente capitali, tecnologie e mano d'opera. Questa è una realtà senza precedenti, che attribuisce al Vostro paese grande potere ma anche grande responsabilità. In questo senso la responsabilità cinese è davvero unica e deve essere esercitata con un crescente livello di coinvolgimento in tutta la politica mondiale. Anche se l'autonomia della politica interna è un sacro principio della convivenza fra i popoli, i contatti sono ormai tali che diventa praticamente inevitabile una reciproca "interferenza" fra i diversi paesi. Ed è questa influenza che deve essere esercitata in modo consapevole.
.- È quindi necessario un ruolo attivo della Cina anche sui grandi temi che saranno fondamentali per il futuro del mondo. Bisogna definire un percorso che accompagni il protocollo di Kyoto , tenendo presente che esso prevede linee di azione ancora imperfette.
- Nel dibattito sull'economia nelle ultime settimane, si parla sempre di più di "ritorno alla produzione" intendendo con questo un ritorno di importanza sia della produzione agricola che di quella industriale.
- Il "ritorno alla produzione" non sarà privo di conseguenze politiche anche nei paesi occidentali, in primo luogo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e negli altri paesi ad elevato livello di sviluppo.
- Parlo di "ritorno alla produzione" non solo per la diffidenza sempre più diffusa nei confronti della finanza. Ma anche perché il crollo della domanda sta spingendo i governi non solo in aiuto del sistema bancario e finanziario, ma anche del sistema produttivo.
- Il dibattito non è ancora concluso ma l'aumento della disoccupazione, soprattutto in aree politicamente sensibili, sta spingendo i governi a spostare risorse verso il sistema industriale. È lecito pensare che queste forze si faranno sentire anche in una fase più avanzata della crisi o dopo la crisi e si faranno sentire sia negli Stati Uniti che in Europa.
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- In Europa questo sforzo di "ritorno all'industria" sarà diverso da paese a paese, perché estremamente diverso è già oggi il ruolo dell'industria nei differenti paesi europei.
- Negli ultimi due decenni abbiamo infatti assistito ad una concentrazione dell'industria soprattutto in una parte dell'Europa che trova il suo centro nella Germania e nell'Italia del Nord, mentre la parte che si è dedicata con assoluta prevalenza ai servizi vede il suo centro in Gran Bretagna ed Irlanda.
- Naturalmente sarà un'industria diversa molto attenta ai problemi dell'energia e dell'inquinamento (quindi diversa anche nelle automobili) e alla domanda in continuo aumento nei settori della salute e delle scienze della vita.
- Questa "grande correzione" dovrà essere accompagnata da un sostanziale riequilibrio tra risparmi e consumi. La grande crisi dimostra che lo squilibrio esistente oggi soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in molti paesi europei, non può prolungarsi nel futuro perché è fonte di enormi squilibri.
- Questo adattamento sarà perciò lungo e penoso e porterà conseguenza non solo di breve ma anche di lungo periodo riguardo alle importazioni di Stati Uniti ed Europa e quindi avrà notevole impatto anche sull'economia cinese.
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- La crisi finanziaria in corso sta mettendo infatti in discussione la sostenibilità di squilibri fra le grandi aree economiche come quelli che si sono creati in questi anni.
- Le tentazioni protezionistiche non potranno che crescere con il ritorno di un ruolo centrale della produzione. Parlo di "tentazioni" perché una notevole parte dell'opinione pubblica di questi paesi è tuttora convinta che l'apertura dei mercati e il libero commercio internazionale portino alla fine più vantaggi che danni.
- È tuttavia molto probabile che su temi specifici, sui temi soprattutto legati all'ambiente e alla protezione sociale "social dumping") si venga a creare una situazione politica diversa.
- Per essere più espliciti mentre non vedo probabile (anche se ancora possibile) un'adozione diffusa e generale di dazi doganali, vedo più probabile l'adozione di difese commerciali che traggono spunto dall'esistenza di costi addizionali dovuti alla difesa dell'ambiente e ad alcuni aspetti delle politiche del lavoro.
- È quindi utile (e forse necessaria) un'iniziativa da parte cinese su questi temi. Non tanto un impegno su obiettivi irraggiungibili, quanto un programma che in qualche modo accompagni il protocollo di Kyoto o le altre iniziative che verranno prese su questi temi.
- Questa è solo un esempio di come, soprattutto dopo la crisi finanziaria, i temi di carattere ambientale e sociale avranno crescente influenza in ambito economico.
- Vorrei ora terminare queste mie brevi riflessioni con alcune osservazioni specifiche nei rapporti fra la crisi economica e finanziaria in atto e il particolare ruolo che la Cina svolge o può svolgere. Prima di tutto occorre fare tesoro di un insegnamento riguardo al passato. Io credo profondamente nell'economia di mercato ma credo che il mercato funziona bene solo quando è oggetto di regole e di controlli severi e precisi.
- Se attualmente siamo caduti in una crisi di cui ancora non conosciamo gli aspetti quantitativi né la durata, è proprio perché negli ultimi dieci anni (soprattutto a partire dagli Stati Uniti) sono state allentate le regole e i controlli. Si potrà obiettare che in molti paesi le autorità di controllo si sono moltiplicate (controllo sulle banche, sulle assicurazioni, sulle borse, sui mercati finanziari, ecc.). ma proprio queste moltiplicazioni hanno reso i controlli meno efficaci, isolando e dividendo i vari mercati.
- Questi controlli, inoltre, hanno soprattutto mantenuto un carattere nazionale, mentre i mercati finanziari sono diventati mondiali. È quindi interesse di tutti operare per regole e sorveglianze più severe a livello internazionale. Non sarà una battaglia facile ma utile a tutta l'umanità.
.- Io conservo personalmente l'esperienza della difficoltà di questabattaglia: quando ero Presidente della Commissione Europea e abbiamo prospettato direttive severe in materia, queste sono state impedite dall'opposizione di alcuni governi nazionali e dalle lobby di gruppi finanziari e bancari. Una comune azione efficace non solo dovrà aumentare il potere delle autorità di regolamentazione a livello internazionale ma dovrà nello stesso tempo:
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- a) impostare un'azione comune di controllo e regolamentazione dei mercati, ora sottratti ad ogni controllo.
- b) Impedire comportamenti speculativi alle banche di deposito ordinario.
- c) Limitare, con un'organica serie di strumenti di trasparenza e fiscali, l'esplosione dei così detti "derivati".
- d) Stabilire regole per il mercato delle ipoteche.
- e) Imporre rigorosi criteri di comportamento alle agenzie di "rating"
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- Queste azioni si debbono aggiungere alle decisioni che la maggior parte dei governi ha preso per immettere risorse pubbliche nel sistema economico e vincere quindi la paura che ha colpito l'economia mondiale nelle scorse settimane.
- Insisto sul fatto che le misure prese vanno nella giusta direzione, ma non sono certo sicuro che queste misure siano sufficienti perché non abbiamo ancora un quadro quantitativo preciso e credibile della dimensione della crisi.
- Se sarà vinta la paura occorrerà molto tempo e molto spirito di collaborazione per guarire un sistema economico internazionale fondato sul debito cresciuto a dismisura e caratterizzato da un crollo del risparmio sia pubblico che privato.
- In questo quadro il ruolo dell'Asia e della Cina appaiono determinanti e non solo perché l'Asia è uno dei pilastri della produzione manifatturiera di cui abbiamo parlato in precedenza.
- L'aspetto più importante è infatti quello che l'Asia è ora il principale sottoscrittore del debito pubblico degli Stati Uniti.
- Oltre il 40% dei 2600 Miliardi di debito degli Stati Uniti è stato infatti sottoscritto dai paesi asiatici. E di questo una cifra di circa 573 M$ da parte del Giappone e 585 M$ da parte della Cina.
- E questo senza contare gli investimenti in altre società americane (es. Freddie Mac e Fannie Mae). È importante sottolineare come gli acquisti cinesi siano proseguiti anche nell'ultimo mese. Io interpreto questo atteggiamento consapevole e responsabile come un corretto modo del governo cinese per inserirsi tra i grandi decisori della governance mondiale.
- Il mondo (occidentale e non solo occidentale) non può fare a meno, nell'attuale crisi economica della domanda cinese, degli investimenti cinesi e delle risorse finanziarie cinesi.- Capacità produttiva industriale e alto tasso di risparmio fanno della Cina uno dei pilastri fondamentali per uscire dalla crisi con un nuovo e duraturo equilibrio. Grande potere e grande responsabilità si sommano quindi nel futuro delle Vostre decisioni politiche.
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- Alla luce di questi dati e della necessità di perseguire un nuovo equilibrio mondiale, vanno valutate le recenti decisioni prese dal Governo Cinese di rilanciare l'economia interna alla vigilia del Vertice dei G20.
- Di fronte alla diminuzione del tasso di sviluppo dell'economia (9% di crescita del PIL di fronte al 10,4% del trimestre precedente) è stato deciso un piano di rilancio di 580 Miliardi di dollari nei settori dell'edilizia residenziale, dei lavori pubblici, dell'energia, dei trasporti, della sanità, dell'istruzione e di rilancio delle attività produttive sia tramite incentivi alla ricerca e all'investimento che attraverso incentivi fiscali.
- A questo si aggiungono gli aumenti ai sussidi agricoli, ai salari e alle pensioni.
- Dato il basso debito pubblico e i 2000 miliardi di riserve valutarie questo piano di rafforzamento della domanda interna cinese appare realistico e sostenibile e sarà di grande utilità all'economia mondiale e all'economia cinese. Esso potrà infatti mantenere un elevato tasso di sviluppo all'industria manifatturiera che ha visto calare le proprie prospettive di esportazione per effetto della crisi dei mercati mondiali.
- Una crisi che probabilmente avrà anche sulla Cina un'influenza maggiore rispetto a quanto fino ad ora ipotizzato.
- Questo piano ha dimensioni davvero cospicue, è accompagnato da politiche monetarie espansive e avrà conseguenze positive nel breve e nel lungo periodo. Naturalmente come tutte le decisioni che segnano cambiamenti radicali, il suo effetto sarà tanto più efficace quanto più rapida sarà la sua realizzazione.
- In ogni caso l'economia cinese sta cambiando gli equilibri mondiali con la stessa forza con cui gli Stati Uniti ci hanno cambiato nel secolo scorso.
- Per questo motivo il mondo ha bisogno di una Cina stabile e cooperativa.
- Un'ultima riflessione.- Noi ci incontriamo qui nel momento in cui la crisi ancora è in espansione e, ancora, i suoi confini non sono ancora ben chiari.
- Di fronte a questi sconvolgimenti non possiamo non farci la domanda che i politici e gli economisti si facevano durante la grande crisi del 1929.
- E la mia risposta, non si discosta da quella che diede Keynes in una conferenza tenuta a Madrid nel 1930 e che cioè, nonostante il pessimismo dei conservatori (che pensano che la crisi sia il preludio della fine) e il pessimismo dei rivoluzionari (che pensano che tutto debba finire perché il mondo è profondamente ingiusto) la nostra società abbia grandi risorse (scientifiche, tecnologiche e morali) per riprendersi e ricominciare a camminare in avanti.
- Ritengo cioè che il mondo abbia ancora tante energie sane, per cui questa crisi (come diceva allora Keynes) non è una malattia di vecchiaia dell'umanità, ma solo un disturbo di crescita.
Caravaggio