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martedì 31 maggio 2016

Vittorio Sereni - Gli strumenti umani (1965) - LA SPIAGGIA



Sono andati via tutti -
blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa: - Non torneranno più - .
Ma oggi
su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
quelle toppe solari... Segnali
di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.
I morti non è quel che di giorno
in giorno va sprecato, ma quelle
toppe d'inesistenza, calce o cenere
pronte a farsi movimento e luce.
Non  dubitare, - m'investe della sua forza il mare -
parleranno.
.

Monet - la spiaggiaMonet - la spiaggia

 .

La spiaggia:       Questo testo conclude la raccolta Gli strumenti umani. Oltre a definire e riassumere i temi fondamentali del libro, ne racchiude la poetica sottolineando il suo allontanamento sia dall'Ermetismo che dalla tradizione simbolista. Il desiderio di ritrovare nella natura delle corrispondenze è ormai abbandonato, preferendo ricostruire semplicemente il paesaggio marino attraverso i suoi elementi caratteristici che lo accompagnano in un proprio itinerario intellettuale. L'apparente semplicità della tematica nasconde in sé un impegno storico e politico molto forte.L'occasione della poesia è l'annuncio, dato da qualcuno al telefono, che gli amici sono già partiti dal luogo di vacanza e non faranno più ritorno. Questo banale evento quotidiano viene elevato dal poeta ad una situazione analoga alla morte; in particolare il termine "morti" nasconde il riferimento a tutti coloro che perdendo la pretesa della propria individualità sono"condannati storici al mutismo" (Franco Fortini). Contrariamente il poeta si dimostra convinto di poter scorgere in lontananza un futuro riscatto; un giorno, anche coloro che si trovano ancora in una zona di oscurità, storica ed individuale, troveranno il coraggio di rivelare il proprio valore
(fonte wikipedia)
.
Monet - la spiaggia do TourvilleMonet - la spiaggia do Tourville

lunedì 16 maggio 2016

Vittorio Sereni Il grande amico




Un grande amico che sorga alto su me
E tutto porti me nella sua luce,
che largo rida ove io sorrida appena
e forte ami ove io accenni a invaghirmi...
Ma volano gli anni, e solo calmo è l’occhio che antivede
perdente al suo riapparire
lo scafo che passava primo al ponte.
Conosce i messaggeri della sorte,
può chiamarli per nome. E’ il soldato presago.
Non pareva il mattino nato ad altro?
E l’ala dei tigli
e l’erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva
non portavano ad altro?
Ma in terra di colpo nemica al punto atteso
si arroventa la quota.
Come lo scolaro attardato
- né più dalla minaccia della porta
sbarrata fiori e ali lo divagano –
io lo seguo, sono nella sua ombra.
Un disincantato soldato.
Uno spaurito scolaro
.
Vittorio Sereni
Il grande amico
.

giovedì 28 aprile 2016

Vittorio Sereni da Frontiera




Sul tavolo tondo di sasso
due versi a matita, parole
per musica fiorite su una festa.
Di occhi ardenti, di capelli castani?
Come fu quel tuo giorno, e tu com'eri?

E oggi qui attorno la quiete
dei vetri indifferenti, oggi il minuto
sfaccendare dei passeri là fuori.


venerdì 20 settembre 2013

Vittorio Sereni

Giuseppe De Nittis
 
...Sì li ho amati anch'io questi versi...
anche troppo per i miei gusti. Ma era
il solo libro uscito dal bagaglio
d'uno di noi. Vollero che li leggessi.
Per tre per quattro pomeriggi di seguito.
...Quei versi
li sentivo lontani
molto lontani da noi: ma era quanto restava,
un modo di parlare tra noi -
sorridenti o presaghi fiduciosi o allarmati.
...Forse nessuno l'ha colto così bene
questo momento dell'anno. Ma
- e si guardava attorno tra i tetti che abbuiavano
le prime serpeggianti luci cittadine -
sono andati anche loro di là dai fiumi sereni,
e altra roba altro agosto
non tocca quegli alberi o quei tetti,
vive e muore e sé piange
ma altrove, ma molto molto lontano da qui.

Vittorio Sereni,
La poesia è una passione?
da Poesie

lunedì 25 marzo 2013

Vittorio Sereni - Viaggio di andata e ritorno da "Gli strumenti umani"


Ottone Rosai



 Andrò a ritroso della nostra corsa
di poco fa
che tanto bella mai ti sorprese la luna.
Mi resta una città prossima al sonno
di prima primavera.
O fuoco che ora tu sei
dileguante, o ceneri confuse
di campagna che annotta e si sfa,
o strido che sgretola l'aria
e insieme divide il mio cuore.



Ottone Rosai


venerdì 27 luglio 2012

Vittorio Sereni - Terrazza


.
Improvvisa ci coglie la sera.
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.
 .
Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va..
.

.
 

.
'’Sul far della sera sprofondavo nello stato contemplativo dal quale mi distoglievano le rade parole scambiate, sedendo in una terrazza sul lago, con un amico [ … ] a intervalli regolari ci investiva il fascio luminoso della piccola imbarcazione della Finanza vigilante il confine su possibili traffici del contrabbando e non solo di quelli ‘’. (Sereni)

                      ***

Siamo tutti sospesi, questa sera, dice Sereni, mentre i confini del lago svaniscono, si perdono come i pensieri che silenziosi si succedono
Ricordo la terrazza pensile sul lago simile alle nostre vite sospese nel calar della sera
Ricordo il fascio di luce dei battelli e quello più invasivo sulla frontiera di Zenna …

giovedì 3 maggio 2012

Vittorio Sereni - Via Scarlatti


Telemaco Signorini
.
Con non altri che te
è il colloquio.

Non lunga tra due golfi di clamore
va, tutta case, la via;
ma l'apre d'un tratto uno squarcio
ove irrompono sparuti
monelli e forse il sole a primavera.
Adesso dentro di lei par sempre sera.
Oltre anche più s'abbuia,
è cenere e fumo la via.
Ma i volti i volti non so dire:
ombra più ombra di fatica e d'ira.
A quella pena irride
uno scatto di tacchi adolescenti,
l'improvviso sgolarsi d'un duetto
d'opera a un accorso campanello.

E qui t'aspetto.

 
Vittorio Sereni
Via Scarlatti

sabato 30 maggio 2009

Vittorio Sereni - La Spiaggia

Vincent van Gogh - Wikipedia
.

Sono andati via tutti -
Blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa: - Non torneranno più -
.

Ma oggi
Su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
Quelle toppe solari... Segnali
Di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.
.
I morti non è quel che di giorno
In giorno va sprecato, ma quelle
Toppe di inesistenza, calce o cenere
Pronte a farsi movimento e luce.
Non
Dubitare, - m'investe della sua forza il mare -
Parleranno.

lunedì 11 maggio 2009

Vittorio Sereni - Viaggio all'alba

Vincent van Gogh





VIAGGIO ALL’ALBA
.
Quanti anni che mesi che stagioni

nel giro di una notte:
una notte di passi e di rintocchi.
Ma come tarda la luce a ferirmi.
Voldomino, volto di Dio.
Un volto brullo ho scelto a rispecchiarmi
nel risveglio del mondo.
Ma dimmi una sola parola
e serena sarà l’anima mia.
.
Caravaggio

lunedì 19 gennaio 2009

Vittorio Sereni - Quei bambini che giocano

Albert Anker
.
Un giorno perdoneranno
se presto ci togliamo di mezzo.
Perdoneranno. Un giorno.
Ma la distorsione del tempo
il corso della vita deviato su false piste
l'emorragia dei giorni
dal varco del corrotto intendimento:
questo no, non lo perdoneranno.
Non si perdona a una donna un amore bugiardo,
l'ameno paesaggio d'acque e foglie
che si squarcia svelando
radici putrefatte, melma nera.
"D'amore non esistono peccati,
s'infuriava un poeta ai tardi anni,
esistono soltanto peccati contro l'amore".
E questi no, non li perdoneranno

venerdì 19 settembre 2008

Ecco le voci cadono e gli amici



Ecco le voci cadono e gli amici
sono così distanti
che un grido è meno
che un murmure a chiamarli.
Ma sugli anni ritorna
il tuo sorriso limpido e funesto
simile al lago
che rapisce uomini e barche
ma colora le nostre mattine.

giovedì 18 settembre 2008

Vittorio Sereni - Terrazza

Monet

.

Improvvisa ci coglie la sera.

Più non sai

dove il lago finisca;

un murmure soltanto

sfiora la nostra vita

sotto una pensile terrazza.

Siamo tutti sospesi

a un tacito evento questa sera

entro quel raggio di torpediniera

che ci scruta poi gira se ne va.

lunedì 4 agosto 2008

Luino - Luvino



Alla svolta del vento

per valli soleggiate o profonde

stavo giusto chiedendomi se fosse

argento di nuvole o innevata sierra

Cose di cui tuttora sfolgora l’inverno

quand’ecco

la frangia su quella faccia spiovere

restituirla a un suo passato d’ombra

di epoche lupesche

e ancora un attimo gli occhi trapelarono

da quella chioma spessa

lampeggiarono i denti

per rinselvarsi poi nella muta

assiepantesi attorno

dei luoghi folti dei nomi rupestri

di suono a volte dolce

di radice aspra

Valtravaglia Runo Dumenza Agra.


Vittorio_Sereni - Il grande amico

poesie (1935 - 1981)

giovedì 19 giugno 2008

Vittorio Sereni - Ancora sulla strada di Zenna


Conosco la strada che, costeggiando il Lago Maggiore, porta fino a Zenna e alla Frontiera con la Svizzera. Ricordo il Lago e gli amici, mai dimenticati, che saluto affetto e nostagia.



Perché quelle piante turbate m'inteneriscono?
Forse perché ridicono che il verde si rinnova
a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?
Ma non è questa volta un mio lamento
e non è primavera, è un'estate,
l'estate dei miei anni.
Sotto i miei occhi portata dalla corsa
la costa va formandosi immutata
da sempre e non la muta il mio rumore
né, più fondo, quel repentino vento che la turba
e alla prossima svolta, forse finirà.
E io potrò per ciò che muta disperarmi
portare attorno il capo bruciante di dolore.
Ma l'opaca trafila delle cose
che là dietro indovino:
la carrucola nel pozzo,
la spola della teleferica nei boschi,
i minimi atti, i poveri
strumenti umani avvinti alla catena
della necessità, la lenza
buttata a vuoto nei secoli,
le scarse vite, che all'occhio di chi torna
e trova che nulla nulla è veramente mutato
si ripetono identiche,
quelle agitate braccia che presto ricadranno,
quelle inutilmente fresche mani
che si tendono a me e il privilegio
del moto mi rinfacciano.
Dunque pietà per le turbate piante
evocate per poco nella spirale del vento
che presto da me arretreranno via via
salutando salutando.
Ed ecco già mutato il mio rumore
s'impunta un attimo e poi si sfrena
fuori da sonni enormi
e un altro paesaggio gira e passa.