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lunedì 21 giugno 2010

Johann Christian Friedrich Hölderlin e Susette




La relazione tra Hölderlin e Susette , durata poco più di due anni, finì con una violenta lite. In quella occasione Susette perse il controllo della situazione e, forse per nascondere al marito i suoi sentimenti ordinò a Hölderlin di lasciare immediatamente la casa e l’impiego di precettore. Reazione impulsiva, di cui Susette si pentì subito dopo perché comportò non soltanto il subitaneo licenziamento di Hölderlin, ma anche l’impossibilità di poterlo poi incontrare.

Tra i due inizia un rapporto epistolare intenso che riempie le pagine della letteratura tedesca e
Susette diventa , nel romanzo Iperione (Hyperion), Diotima, pseudonimo ispirato alla figura classica di Diotima di Mantinea, protagonista dell'amore e del dolore di Iperione, nonché incarnazione della bellezza ideale nell’antica Gracia

Una storia d’amore che rileggo con piacere

***

[Schiacciata dal peso di una lontananza che diventa ogni giorno più insopportabile Susette cerca di confortare l’amato. Non c’è tuttavia disperazione; Susette è cosciente di provare un amore eccezionale e ne accetta il prezzo].
Scrive Susette:

“Domani non ci potremo vedere, carissimo cuore! Dobbiamo avere pazienza e aspettare tempi migliori… Quanto mi addolori di non poterTi dire a voce quanto Ti ami, è indescrivibile. Amami ancora, in modo fedele, sincero e caldo a fai che la sorte impietosa non mi rubi nulla! … Non pensare amato! Che il destino del nostro amore mi faccia indignare o mi possa abbattere del tutto, è vero piango spesso, lacrime amare, amare, ma sono proprio queste lacrime che mi sostengono, fino a quando Tu vivrai non posso lasciarmi andare. Se non provassi più nulla, se l’amore scomparisse dal mio cuore, e cosa sarebbe una vita senza amore, io sprofonderei nella notte e nella morte. Fino a quando mi ami non posso andare in rovina. Tu mi mantieni viva e mi conduci sulla via della bellezza! Abbi fede in me e costruisci in modo solido sul mio cuore. Allora addio mio amato, caro cuore, e pensa come penso io che il nostro essere più intimo rimarrà immutabilmente lo stesso e si apparterrà l’uno all’altro. Il mese prossimo potrai di nuovo tentare. Forse potrai sentire tramite H. se sono di nuovo sola.” (Francoforte, febbraio 1799)

domenica 18 aprile 2010

Paul Celan

H. Bosch
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GRATA DI PAROLE

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Occhio tondo tra le sbarre.

Palpebra, sfarfallante animale,
voga verso l'alto,
fa passare uno sguardo.

Iride, natante, opaca e senza sogni:
sarà prossimo, il cielo, grigio-cuore.

Storta, nel beccuccio di ferro,
la scheggia fumigante.
Al senso che la luce prende
tu indovini l'anima.

(Fossi io come te. Tu come me.
Non sottostanno forse
al medesimo vento?
Siamo estranei.)

Pavimento. Sopra,
l'una accanto all'altra, le due
pozzanghere grigio-cuore:
due
bocconi di silenzio
.
Cenni biografici
.

Paul Celan , il cui vero nome è Antschel, nacque nel 1929 a Czenowitz in Bucovina (regione oggi divisa fra Ucraina e Romania), da famiglia ebrea. In seguito all’occupazione di Czenowitz da parte delle armate hitleriane nel 1941, i genitori vennero deportati nei campi di concentramento dove morirono mentre Paul venne inviato ai lavori forzati. Dopo la guerra Celan si reca a Bucarest per poi, nel 1947, fuggendo dall'occupazione sovietica trasferirsi a Vienna dove pubblicò la sua prima raccolta di poesie. ( Der Sand aus Urnen – la sabbia delle urne ) in pochi esemplari che poi mandò al macero.
In questo periodo, oltre a vari personaggi dell'ambiente surrealista, Celan conosce la poetessa Bachmann, con cui vive una breve e intensa relazione. Pubblica poi un breve saggio, dal titolo "Edgar Jenè und der traum von träume". A luglio Celan abbandona Vienna per Parigi, dove all'ENS si iscrive ai corsi di germanistica e filologia.
Nel 1959 inizia il lavoro come lettore di lingua tedesca all'ENS, che continuerà fino alla morte; continua parallelamente l'attività di traduttore (importanti le traduzioni da Mandel'stam e Valery), pubblica "Sprachgitter" (= "Grata di linguaggio") e, in seguito a un mancato incontro con Adorno, scrive un piccolo racconto dal titolo "Gespräch im gebirge" (= "Conversazione nella montagna"). È in questo stesso anno che conosce Szondi e Bollack.
***
Durante i moti studenteschi parigini del 1968 Celan si mostra dapprima solidale con la protesta, per poi dissociarsi quando questa ricorre a schemi ideologici autoritari e violenti. In autunno pubblica "Fadensonnen" (= "Filamenti di sole"), l'ultima antologia edita in vita, e l'anno successivo "Schwarzmaut" (= "Pedaggio al nero"), una plaquette illustrata con acquerelli, contenente il primo nucleo della raccolta postuma "Lichtzwang" (= "Luce coatta"). A fine anno compie un viaggio in Israele.
Del 1970 sono le ultime letture pubbliche di poesie, fra cui una a Friburgo, in presenza di Heidegger, che viene rimproverato da Celan per la disattenzione con cui lo ascolta. Presumibilmente il 20 aprile si suicida gettandosi nelle acque della Senna; il cadavere viene ritrovato da un pescatore solo il 1° maggio. Postume escono tre raccolte di sue poesie, che Celan aveva portato a termine prima della morte: la già citata "Lichtzwang", "Schneepart" (= "Parte di neve") e "Zeitgehöft" (= "Dimora del tempo").

sabato 10 aprile 2010

Peter Huchel - Strade, strade

Magritte
Sera strangolata, precipizi
del tempo.
Strade, strade, incroci
della fuga. Solchi
di carri sulle distese
che con gli occhi di cavalli uccisi
fissavano il cielo in fiamme.

Notti di fumo nei bronchi,
di duro fiato di gente in fuga,
quando spari colpivano il tramonto.
Da una porta spezzata
zitti uscivano ceneri e vento,
un fuoco
che imbronciato masticava l’ostilità.

Morti,
scagliati oltre i binari,
il grido soffocato
come un sasso alla gola.
Un panno nero
ronzante di mosche
chiudeva le ferite.



___ *** ___
Chausseen, chausseen (Strade, strade) è il secondo volume di liriche [dopo Gedichte (poesie), del 1948 ] di Peter Huchel ( 1903 – 1981). Fu pubblicato nella Germania Ovest nel 1963. La raccolta segna, probabilmente, la sintesi più alta di una poesia in cui presenza naturale e segni politico – sociali si compenetrano vicendevolmente in una serie di rimandi simbolico – metaforici non completamente identificabili o risolvibili in un’unica direzione.
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Peter Huchel nasce a Berlin-Lichterfeld il 3 aprile 1903, figlio di Friedrich Huchel, funzionario ministeriale, e Marie Huchel, nata Zimmermann. A causa della malattia della madre trascorre la sua infanzia nella fattoria del nonno materno, Friedrich Zimmermann, a Alt-Langerwisch, nella marca del Brandeburgo.

Dopo il liceo a Potsdam studia letteratura e filosofia a Berlino (1923), Friburgo (1925) e Vienna (1926). Successivamente soggiorna in Francia (1926-28), nei Balcani ed in Turchia (1929-31).

Nel 1930 sposa a Potsdam Dorothea Lassel, si stabilisce a Berlino e collabora alle riviste "Die literarische Welt" e "Das innere Reich".

Dal 1941 al 1945 è soldato in un'unità contraerea presso Berlino. Nell'aprile 1945 viene fatto prigioniero dai sovietici ed internato a Rüdersdorf, ad est di Berlino, dove organizza manifestazioni culturali. Tornato in libertà, lavora a Berlino, dapprima come consulente, poi come direttore artistico e infine come direttore di redazione della radio di Berlino Est, autorizzata dai sovietici.

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Nel maggio 1971 le autorità della RDT concedono ad Huchel e famiglia il visto d'uscita.
Dapprima è ospite della Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung presso Villa Massimo a Roma. Seguono viaggi in Belgio, Inghilterra, Olanda, Italia, Norvegia, Austria e Svizzera.
Nel 1972 Huchel si trasferisce nella RFT, a Staufen presso Friburgo. Pubblicazione presso la Suhrkamp Verlag di Frankfurt a.M. della raccolta Gezählte Tage. Sempre nel 1979: Jakob-Burckhardt-Preis di Basilea; Eichendorff-Preis della città di Monaco.
Pubblicazione presso la Suhrkamp Verlag dell'ultima raccolta poetica, Die neunte Stunde.
1980: Reinhold-Schneider-Preis der Stadt Freiburg. Dal 1978 soffre di una polineuropatia che provoca la graduale perdita della parola. Muore il 30 aprile 1981, all'età di settantotto anni.

mercoledì 14 ottobre 2009

Hermann Hesse - LA NUVOLA SOMMESSA

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Colore testoLA NUVOLA SOMMESSA
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Una sottile, bianca,
una mite, sommessa nuvola
naviga per l'azzurro.
Abbassa il tuo sguardo e senti
Come felicemente con bianca frescura
Vaga per i tuoi sogni blu.
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sabato 6 settembre 2008

Poeti tedeschi - J. W. Goethe


MIGNON
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Conosci la terra dove i limoni mettono il fiore,
le arance d'oro splendono tra le foglie scure,
dal cielo azzurro spira un mite vento,
quieto sta il mirto e l'alloro è eccelso,
la conosci tu forse?

. Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o amato mio!
.
Conosci la dimora? Il tetto posa su colonne,
risplende la sala, la stanza è tutta un bagliore,
e statue marmoree mi volgono lo sguardo:
povera bambina, che cosa ti hanno fatto?
La conosci tu forse?
. Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o difensore mio!
.
Conosci il monte e il sentiero che tra le nubi si perde?
Il mulo cerca il suo cammino tra le nebbie,
l'antica stirpe dei draghi abita in spelonche,
precipita la rupe e, sopra, la massa di onde,
lo conosci tu forse?
. Laggiù, laggiù è la via
che noi faremo: andiamo, o padre mio!
.
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