Madre che ho fatto soffrire
(cantava un merlo alla finestra, il giorno
abbassava, sì acuta era la pena
che morte a entrambi io m'invocavo)
madre ieri in tomba obliata,
oggi rinata; presenza,
che dal fondo dilaga quasi vena
d'acqua, cui dura forza reprimeva,
e una mano le toglie abile o incauta
l'impedimento;
presaga gioia io sento
il tuo ritorno, madre mia che ho fatto,
come un buon figlio amoroso, soffrire.
Pacificata in me ripeti antichi
moniti vani. E il tuo soggiorno un verde
giardino io penso, ove con te riprendere
può a conversare l'anima fanciulla,
inebbriarsi del tuo mesto viso,
sì che l'ali vi perda come al lume
una farfalla. È un sogno,
un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere
vorrei dove sei giunta, entrare dove
tu sei entrata
- ho tanta gioia e tanta stanchezza! -
farmi, o madre,
come una macchia dalla terra nata,
che in sé la terra riassorbe ed annulla.
Umberto Saba
Il ricordo della madre morta, dopo un periodo di oblio, riemerge nella coscienza del figlio, che ne prova gioia, anche se riaffiorano i sensi di colpa che lo hanno sempre tormentato per averla fatta soffrire e non averla amata abbastanza.
Il poeta vorrebbe tornare fanciullo e riprendere con la madre pacificata dalla morte come è ora, un colloquio sereno, ma sa che si tratta di un sogno impossibile. Non è invece irrealizzabile il desiderio di raggiungerla annullandosi con lei nella terra.
Con questo pensiero della morte si chiude la straziante preghiera alla madre.
La lirica tratta da Cuor morituro (1925 – 1930) - raccolta incentrata sui ricordi dell’infanzia – rievoca il dramma famigliare che ha segnato l’esistenza del Saba e che costituisce il nucleo doloroso di tanta sua poesia.
Il ricordo della madre morta, dopo un periodo di oblio, riemerge nella coscienza del figlio, che ne prova gioia, anche se riaffiorano i sensi di colpa che lo hanno sempre tormentato per averla fatta soffrire e non averla amata abbastanza.
Il poeta vorrebbe tornare fanciullo e riprendere con la madre pacificata dalla morte come è ora, un colloquio sereno, ma sa che si tratta di un sogno impossibile. Non è invece irrealizzabile il desiderio di raggiungerla annullandosi con lei nella terra.
Con questo pensiero della morte si chiude la straziante preghiera alla madre.
La lirica tratta da Cuor morituro (1925 – 1930) - raccolta incentrata sui ricordi dell’infanzia – rievoca il dramma famigliare che ha segnato l’esistenza del Saba e che costituisce il nucleo doloroso di tanta sua poesia.
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