Emigrare è anche bello. È bello conoscere ed apprendere lingue nuove, sensazioni che si muovono in spazi diversi; strade , monti e boschi, fiumi e laghi.. volti ..che si aprono per diventare memoria.E ami le terre avute in dono dalla vita e le strade e le piazze e nuovi ricordi, nel tempo, affollano la mente raccontati in lingue diverse dalla tua e non ci fai caso tanto ti appartengono e sono tuoi.Conosci l’inglese, apprendi il tedesco, hai fatto nuove amicizie e ti è piaciuto. Diritti riservati
martedì 30 giugno 2009
Wisława Szymborska - MONOLOGO PER CASSANDRA
CERVELLI IN FUGA - RITA CLEMENTI, 47 ANNI, 3 FIGLI: «Scappo. Qui la ricerca è malata».....SISTEMA ANTIMERITOCRATICO
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Lettera di Rita Clementi, 47 anni, 3 figli, della precaria che scoprì i geni del linfoma pubblicata da ''Il Corriere della Sera'' di lunedì 29 giugno 2009
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Una laurea in Medicina, due specializzazioni, anni di contratti a termine: borse di studio, consulenze, co.co.co,contratti a progetto..... l’ultimo presso l’Istituto di genetica dell’Università di Pavia. Rita Clementi , 47 anni, la ricercatrice che ha scoperto l’origine genetica di alcune forme di linfoma maligno, ha indirizzato una lettera al presidente della Repubblica Napolitano dove racconta la sofferta decisione di lasciare l’Italia. Andrà a Boston dove l'attende un lavoro come ricercatrice in un importante centro medico.
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Caro presidente Napolitano,
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chi le scrive è una non più giovane ricercatrice precaria che ha deciso di andarsene dal suo Paese portando con sé tre figli nella speranza che un’altra nazione possa garantire loro una vita migliore di quanto lo Stato italiano abbia garantito alla loro madre. Vado via con rabbia, con la sensazione che la mia abnegazione e la mia dedizione non siano servite a nulla. Vado via con l’intento di chiedere la cittadinanza dello Stato che vorrà ospitarmi, rinunciando ad essere italiana.
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Signor presidente, la ricerca in questo Paese è ammalata. La cronaca parla chiaro, ma oltre alla cronaca ci sono tantissime realtà che non vengono denunciate per paura di ritorsione perché, spesso, chi fa ricerca da precario, se denuncia è automaticamente espulso dal «sistema » indipendentemente dai risultati ottenuti. Chi fa ricerca da precario non può «solo» contare sui risultati che ottiene, poiché in Italia la benevolenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro. Chi fa ricerca da precario deve fare i conti con il rinnovo della borsa o del contratto che gli consentirà di mantenersi senza pesare sulla propria famiglia. Non può permettersi ricorsi costosi e che molto spesso finiscono nel nulla. E poi, perché dovrebbe adire le vie legali se docenti dichiarati colpevoli sino all’ultimo grado di giudizio per aver condotto concorsi universitari violando le norme non sono mai stati rimossi e hanno continuato a essere eletti (dai loro colleghi!) commissari in nuovi concorsi?
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Io, laureata nel 1990 in Medicina e Chirurgia all’Università di Pavia, con due specialità, in Pediatria e in Genetica medica, conseguite nella medesima Università, nel 2004 ho avuto l’onore di pubblicare con primo nome un articolo sul New England Journal of Medicine i risultati della mia scoperta e cioè che alcune forme di linfoma maligno possono avere un’origine genetica e che è dunque possibile ereditare dai genitori la predisposizione a sviluppare questa forma tumorale. Tale scoperta è stata fatta oggetto di brevetto poi lasciato decadere non essendo stato ritenuto abbastanza interessante dalle istituzioni presso cui lavoravo. Di contro, illustri gruppi di ricerca stranieri hanno confermato la mia tesi che è diventata ora parte integrante dei loro progetti: ma, si sa, nemo profeta in Patria.
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Ottenere questi risultati mi è costato impegno e sacrifici: mettevo i bambini a dormire e di notte tornavo in laboratorio, non c’erano sabati o domeniche...
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Lavoravo, come tutti i precari, senza versamenti pensionistici, ferie, malattia. Ho avuto contratti di tutti i tipi: borse di studio, co-co-co, contratti di consulenza... Come ultimo un contratto a progetto presso l’Istituto di Genetica medica dell’Università di Pavia, finanziato dal Policlinico San Matteo di Pavia.
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Sia chiaro: nessuno mi imponeva questi orari. Ero spinta dal mio senso del dovere e dalla forte motivazione di aiutare chi era ammalato. Nel febbraio 2005 mi sono vista costretta a interrompere la ricerca: mi era stato detto che non avrei avuto un futuro. Ho interrotto una ricerca che molti hanno giudicato promettente, e che avrebbe potuto aggiungere una tessera al puzzle che in tutto il mondo si sta cercando di completare e che potrebbe aiutarci a sconfiggere il cancro.
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Desidero evidenziare proprio questo: il sistema antimeritocratico danneggia non solo il singolo ricercatore precario, ma soprattutto le persone che vivono in questa Nazione. Una «buona ricerca» può solo aiutare a crescere; per questo motivo numerosi Stati europei ed extraeuropei, pur in periodo di profonda crisi economica, hanno ritenuto di aumentare i finanziamenti per la ricerca.
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È sufficiente, anche in Italia, incrementare gli stanziamenti? Purtroppo no. Se il malcostume non verrà interrotto, se chi è colpevole non sarà rimosso, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica conseguenza quella di potenziare le lobby che usano le Università e gli enti di ricerca come feudo privato e che così facendo distruggono la ricerca.Con molta amarezza, signor presidente, la saluto.
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Rita Clementi
29 giugno 2009
Giovenale Nino Sassi - Il silenzio
Amo il silenzio,
lunedì 29 giugno 2009
Friedrich Dürrenmatt - Il minotauro
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La storia di Arianna, Teseo e Minosse, del labirinto e del minotauro, il suo unico abitante, è nota a tutti, ma nella versione di Dürrenmatt essa diventa anche dramma psicologico. Luogo dell’azione, il labirinto con le sue pareti a specchio e l’infinito susseguirsi delle immagini. Protagonista, il minotauro, metà uomo e metà toro, sempre al limite della conoscenza, delle sensazioni di amore, gioia, felicità e infelicità, paura e tormento, ma che per sua natura non può provare sensazioni; sempre sulla soglia delle emozioni che proverebbe, se solo sapesse cosa vuol dire provare emozioni.Lo stile fluido, i periodi che si snodano e si rincorrono, ricreano musicalmente e anche visivamente il mondo delle immagini, a volte confuse, in cui egli vive. Un gioco di specchi tra l’essere e la sua ombra, il corpo e le sue migliaia di copie riflesse, che riproduce all’infinito l’illusorietà di qualsiasi tentativo di fuga. Un racconto che corre rapido verso il tragico epilogo, e noi lettori nel confronto finale con Teseo non possiamo fare a meno di parteggiare per il minotauro.
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Nato nel cantone di Berna nel 1921, scomparso nel 1990, Friedrich Dürrenmatt è assieme a Max Frisch il più significativo scrittore svizzero del dopoguerra. Fra le opere teatrali ricordiamo Romolo il grande (1948-1949), I fisici (1962), Il matrimonio del signor Mississippi (1952). Fra le opere narrative ricordiamo Il giudice e il suo boia (1950), Il sospetto (1951), La promessa (1958), e Giustizia (1986). Fra i racconti, La panne, La morte della Pizia, il tunnel, Il minotauro, La morte di Socrate e L'incarico
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da MARCOS Y MARCOS
Spoleto Festival 2009 - Letture poetiche - Benché il parlar sia indarno...
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Il programma riportato nel sito ufficiale del Festival dei Due Mondi di Spoleto 2009
A cura di Ernesto Galli della Loggia
con Eleonora d´Urso
e Nicola Nicchialla
chitarra Maria Pierantoni Giua
messa in scena di Eleonora d´Urso
presenta ...quattro serate dedicate alla poesia del Risorgimento e del '900 italiano.
Il programma recita:
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27 e 28 giugno
Un piccolo omaggio all’Unità d’Italia, di cui come è noto sta per scoccare il 150° anniversario, una silloge di poesie aventi come tema il nostro Risorgimento. Sarà l’occasione per sentire riecheggiare il suono antico di versi ascoltati quasi sempre la prima volta in lontane aule scolastiche, ma anche l’occasione per cogliere – come allora non riuscimmo forse a fare - l’autentico empito patriottico e l’alta dignità civile, se si vuole anche l’ingenuità, di poeti noti e meno noti che fecero coinvolgere nella lotta degli Italiani per la libertà e l’indipendenza del loro paese.
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NOVECENTO
Una scelta di poesie di argomento civile e politico tratte dal nostro Canzoniere del Novecento. Da Pascoli a Ungaretti, da Montale a Pasolini, la forte vocazione alla politica dei letterati italiani si conferma anche nelle prove poetiche, offrendo lo spunto più di una volta per scoperte inaspettate.
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Miguel Torga
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(Miguel Torga)
domenica 28 giugno 2009
Lourdes (18 - 24 Giugno 2009)
Giovenale Nino Sassi quì
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Regresar de Lourdes con alguna lamparilla de las que estàn en la basìlica del Rosario. Ecenderla cada dia, en el momento de rezar la Oration a Nuestra Senora del Buen Regreso......
(io insieme ad alcuni amici...)
Maria, du hast alles sorgfàltig in dainem Herzgen bewahrt. Bewahre mich vor dem Vergessen.
( e i giovani, i tanti giovani che ho incontrato)
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Tu che hai vissuto nel silenzio di Nazareth,concedimi di amare la mia vita ogni giorno.
Tu che hai vegliato sulla crescita di Gesù, fà crescere in me quanto ho sperimentato in questo pellegrinaggio. Ti prego anche per quanti ho incontrato a Lourdes, in particolar modo per le persone provate nella loro salute
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Et continue de veiller sur moi, toi l'Immaculée Conception, Mère de miséricorde. Amen !
venerdì 26 giugno 2009
JOYCE… un incontro decisivo
Al termine della Grande Guerra, nell’ottobre del 1919 JOYCE e la famiglia tornano a Trieste, ma ormai per poco. Nel luglio del 1920 infatti dietro suggerimento di Pound si trasferiscono a Parigi dove rimarranno venti anni.
Nella capitale francese Joyce non è uno sconosciuto e, specialmente tramite Pound, si trova subito circondato da una cerchia di ammiratori e amici fra cui Wyndham Lewis e T.S. Eliot, Hemingway, Mac Almon, Scott Fitzgerald. Joyce incontra anche Sylvia Beach e Adrienne Monnier, proprietarie delle due librerie più selettive della capitale ( Shakespeare & Co e La Maison des Amis des Livres) intorno alle quali ruota tutto il mondo culturale di Parigi: è tramite Sylvia Beach infatti che Joyce conosce Valery Larbaud, il più prestigioso critico letterario di Parigi. L’incontro è decisivo per la fama di Joyce e la fortuna dell’Ulisse: Lambaurd infatti tiene alla Maison des Amis des Livres, il 7 dicembre del 1921, la storica conferenza sul significato e l’importanza dell’Ulisse che Joyce ha appena finito di scrivere e che sarà pubblicato da Sylvia Beach il 2 febbraio del 1922.
giovedì 25 giugno 2009
giovedì 18 giugno 2009
DESTINATARIO SCONOSCIUTO IX
Andrea Bocelli canta a Juan Pablo ll
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Inizio un breve periodo di riposo. Vado in Francia ....Se non riuscirò ad aggiornare il blog ci sentiamo giovedì 24 giugno p.v.
Ciao a presto, quindi.....
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Un vecchio post
http://giovenaleninosassi.blogspot.com/2007/09/la-gente-non-mangia-lodore-del-pane.html
mercoledì 17 giugno 2009
Kostantin Kavafis....ITACA
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Se per Itaca volgi il tuo viaggio
augurati che ti sia lunga la via
e colma di avventure ed esperienze
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o la furia di Posidone:
non farai questi incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo sprito e il tuo corpo.
Nè Lestrigoni o Ciclopi
nè l'irato Posidone incontrerai,
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
E siano tanti i mattini d'estate
che ti vedano entrare con gioia
in porti sconosciuti
negli empori dei Fenici indugia e acquista
madreperle, coralli, ebano e ambre
merce pregiata, e anche profumi
d'ogni sorta, più inebrianti che puoi.
Recati in molte città d'Egitto,
a imparare molte cose dai sapienti.
Ma non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,
per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: nalla ha più da darti.
non per questo Itaca ti avrà deluso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito cosa vuol dire Itaca.
Gianni Grillo... un poeta contemporaneo
GIULIETTA.
Non appena imboccata la strada in terra battuta
Giulietta rallenta; i sassi sparano sotto le gomme
ed alle spalle s’innalza una nuvolaglia di polvere.
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Suonano le trombe allarmando un ciclista che
rischia di rovesciarsi, e di cadere dentro la roggia
Un bimbo si affaccia curioso sull’aia della cascina,
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galline starnazzanti tentano spaurite di alzare il volo,
un paio di cani randagi, abbaiando in coro, si gettano
all’inseguimento della vettura. Lei mi siede accanto
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e, impertinente, mi sorride con espressione infantile.
Ride, di una risata piena e sonora, da donna grande
ed io ne resto ammaliato, ferito, dal primo istante
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in cui l’ho vista: mentre colgo il silenzioso piacere
di scambiarci promesse guardandoci negli occhi,
come fosse l’automobile la nostra alcova d’amore.
(Gianni Grillo)
martedì 16 giugno 2009
Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600
Al Museo del Corso , per la prima volta in Italia è stato possibile ammirare una ricca e accurata selezione di opere appartenenti alla Gemäldegalerie di Berlino , la più importante collezione al mondo di dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo. La rassegna, significativa già nel titolo “Da Rembrandt a Jan Vermeer, . Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600″, ha proposto ben 55 capolavori appartenenti al Secolo d’Oro, il periodo d’estrema prosperità economica, culturale, artistica, politica e religiosa che l’Olanda conobbe mentre tutta l’Europa era in declino.
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Furono in particolare i cambiamenti religiosi e politici vissuti dai Paesi Bassi nel XVII secolo, a modificare profondamente la produzione artistica dell’epoca. La crescente penetrazione dei princìpi della Riforma protestante causò la fine della grandi commissioni per gli edifici di culto e la frattura tra artisti e committenti fu inevitabile: i dipinti non saranno più legati al potere o alla religione ma dovranno soddisfare il gusto popolare ed esserne espressione diretta.
La ricchezza derivante dal commercio marittimo trasformò i nuovi borghesi nei nuovi clienti degli artisti. Scoprendo che i dipinti sono simbolo di potere e ricchezza, emblemi da collezionare e ostentare nelle case, la classe sociale emergente inserì i propri valori nelle opere d’arte di quel periodo; ecco, quindi, lo sviluppo della pittura d’interni e la nascita dei ritratti di gruppo dove i personaggi vengono rappresentati nello svolgimento di attività quotidiane e in un ambiente che, per la prima volta, diventa quello chiuso del focolare domestico.
Impossibile, quindi, non pensare alla minuzia dei particolari e alla limpidezza della pittura di Jan Vermeer, ospite in questa mostra con la celeberrima “Ragazza col filo di perle“, o a “Il cambiavalute” di Rembrandt, uno dei più grandi maestri della scuola fiamminga.
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Scene ed oggetti di uso quotidiano assumono una dignità di cui erano stati precedentemente privati e rimandano a significati nascosti e ad ammonimenti morali. Non bisogna dimenticare che in quel periodo lo spirito della Riforma protestante spirava con vigore sempre maggiore sui Paesi Bassi, facendo sì che l’arte fiamminga e olandese sviluppasse una tematica che la rese unica e profondamente diversa dalla pittura trionfalistica che caratterizzava nello stesso periodo la Spagna, la Francia e la stessa Italia.
Dipinti raffiguranti temi storici e nature morte si affiancano a paesaggi realizzati in tele sempre più piccole per favorirne il trasporto e la compravendita. Tra i capolavori esposti, “Paesaggio con l’impiccato” di Pieter Paul Rubens , “La madre” e “La pesatrice d’oro” di Pieter de Hooch , insieme con Vermeer il più rappresentativo artista d’interni, “Ritratto di gentildonna genovese” bellissima tela di Antoon van Dyck discepolo preferito di Rubes e molto amato e ricercato dalle famiglie nobili di tutta Europa.
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domenica 14 giugno 2009
Dino Campana ... da varie e frammenti.
Barche amorrate
...
Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza...
Ne l'ultimo schianto crudele...
Le vele le vele le vele
sabato 13 giugno 2009
Narcís Comadira - Antologia della poesia spagnola (castigliana, catalana, galega, basca)
Son maschio e di Girona.
Mozart più d’ogni altro m’ha stregato;
E se alle volte ho il tempo di far versi
non voglio far carriera di poeta.