martedì 16 giugno 2009

Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600

Dopo la mostra di Sebastiano del Piombo e la retrospettiva dedicata al talento di Vincent van Gogh, nelle sale del Vittoriano, a Roma, si è tenuta un’altra esposizione di spessore artistico e culturale.
Al Museo del Corso , per la prima volta in Italia è stato possibile ammirare una ricca e accurata selezione di opere appartenenti alla Gemäldegalerie di Berlino , la più importante collezione al mondo di dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo. La rassegna, significativa già nel titolo “Da Rembrandt a Jan Vermeer, . Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600″, ha proposto ben 55 capolavori appartenenti al Secolo d’Oro, il periodo d’estrema prosperità economica, culturale, artistica, politica e religiosa che l’Olanda conobbe mentre tutta l’Europa era in declino.


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Furono in particolare i cambiamenti religiosi e politici vissuti dai Paesi Bassi nel XVII secolo, a modificare profondamente la produzione artistica dell’epoca. La crescente penetrazione dei princìpi della Riforma protestante causò la fine della grandi commissioni per gli edifici di culto e la frattura tra artisti e committenti fu inevitabile: i dipinti non saranno più legati al potere o alla religione ma dovranno soddisfare il gusto popolare ed esserne espressione diretta.
La ricchezza derivante dal commercio marittimo trasformò i nuovi borghesi nei nuovi clienti degli artisti. Scoprendo che i dipinti sono simbolo di potere e ricchezza, emblemi da collezionare e ostentare nelle case, la classe sociale emergente inserì i propri valori nelle opere d’arte di quel periodo; ecco, quindi, lo sviluppo della pittura d’interni e la nascita dei ritratti di gruppo dove i personaggi vengono rappresentati nello svolgimento di attività quotidiane e in un ambiente che, per la prima volta, diventa quello chiuso del focolare domestico.
Impossibile, quindi, non pensare alla minuzia dei particolari e alla limpidezza della pittura di Jan Vermeer, ospite in questa mostra con la celeberrima “Ragazza col filo di perle“, o a “Il cambiavalute” di Rembrandt, uno dei più grandi maestri della scuola fiamminga.

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Scene ed oggetti di uso quotidiano assumono una dignità di cui erano stati precedentemente privati e rimandano a significati nascosti e ad ammonimenti morali. Non bisogna dimenticare che in quel periodo lo spirito della Riforma protestante spirava con vigore sempre maggiore sui Paesi Bassi, facendo sì che l’arte fiamminga e olandese sviluppasse una tematica che la rese unica e profondamente diversa dalla pittura trionfalistica che caratterizzava nello stesso periodo la Spagna, la Francia e la stessa Italia.
Dipinti raffiguranti temi storici e nature morte
si affiancano a paesaggi realizzati in tele sempre più piccole per favorirne il trasporto e la compravendita. Tra i capolavori esposti, “Paesaggio con l’impiccato” di Pieter Paul Rubens , “La madre” e “La pesatrice d’oro” di Pieter de Hooch , insieme con Vermeer il più rappresentativo artista d’interni, “Ritratto di gentildonna genovese” bellissima tela di Antoon van Dyck discepolo preferito di Rubes e molto amato e ricercato dalle famiglie nobili di tutta Europa.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

domando uno del mestiere storico dell'arte.La pittura olandese nei casi macroscopici una ritrazione esterna talvolta inerna vedi Vermer nel realizzare la condizione di LUCE sul dipinto.100/150 anni indietro pianura padana i fenomeni migliori sul rinascimento italiano veneziano addirittura cosa ha preso Leonardo nei soggiorni settentrionali milano e venezia.c'è stato uno scambio di aquisizioni del realizzare la Luce? Oh sono luci nei risultati identici di uguali paesaggi Lagunari le esperienze ciascuno nel paese suo. I bastimenti veneziani erano foltissimi sugli approdi Olandesi.