Terra mia dolce che muori,
mite strazio d’abbrivi nei salici,
dolente paese a screpoli;
più lunghe le tue mani spirituali,
forse che sí forse che no, nel cuore.
Julien Dupré
.
Agostino Venanzio Reali è nato il 27 agosto 1931 a Montetiffi (in località Ville di Montetiffi, a qualche chilometro da questa Abbazia) ed è morto a Bologna il 25 marzo 1994. Sacerdote cappuccino, artista e poeta, che solo post mortem si sta adeguatamente scoprendo, dal 1957 al 1962 si trasferisce a Roma per conseguire la licenza in teologia presso l’Università Gregoriana e quella in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico.
Sono anni intensi anche per la frequentazione di personalità del mondo letterario e artistico: Cardarelli, Govoni, Ungaretti, Pasolini, Caproni, Betocchi, Guttuso, Spagnoletti, De Luca… Tra il 1961 e il 1964 alcuni suoi componimenti erano apparsi sulle riviste «Fiera Letteraria», «Belmondo», «Persona»; e il poeta Giorgio Caproni aveva letto alla radio la poesia “Primaneve”.
Accanto al lavoro esegetico e teologico, padre Venanzio (questo il nome da religioso) si dedica alla formazione, all’insegnamento e al servizio di assistenza ai malati in ospedale; per alcuni anni assume la direzione della rivista «Messaggero Cappuccino»; dal 1981 al 1987 è Ministro Provinciale. Al lavoro poetico e artistico dedica presumibilmente le ore notturne.
Nel 1983 iniziano le pubblicazioni di poesia che in realtà coprono appena un decennio. Opera prima è la “trasposizione poetica” dall’originale ebraico del Cantico dei Cantici. Nel 1986 esce Musica, Anima, Silenzio. Velleità di un omaggio a Emily Dickinson; l’anno successivo Vetrate d’alabastro (confessioni e preghiere); del 1988 è Bozzetti per Creature (tre opere ristampate congiuntamente nel 2002 col titolo editoriale di Primaneve, Book editore). Postuma è l’antologia Nóstoi: il sentiero dei ritorni (Book editore 1995).
L’opera poetica ha registrato il consenso della critica ai livelli più alti (Alberto Bertoni, Marisa Bulgheroni, Graziella Corsinovi, Mario Luzi, Giovanni Pozzi, Ezio Raimondi, Enrica Salvaneschi).
Giovanni Pozzi conclude il suo saggio «Un’anomalia novecentesca: la lirica di Agostino Venanzio Reali» affermando che in lui «non solo l’esegeta e il poeta, ma anche il poeta e il cappuccino hanno trovato un anomalo accordo».
Testimonianze dello studio e della divulgazione di argomenti biblici, teologici e francescani sono raccolte nella pubblicazione Il pane del silenzio. Articoli dal 1975 al 1993 (Book editore 2004).
Voce significativa di questo nostro tempo, Agostino Venanzio Reali emerge come una delle figure più luminose della poesia e dell’arte italiana del Novecento.
.(http://www.comune.sogliano.fc.it/ilpaese/cultura/musei/venanzio_home.htm)
Nessun commento:
Posta un commento