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sabato 7 giugno 2014

IL SUCCEDERSI DEGLI ANNI



Il sogno di Chagall
.

IL SUCCEDERSI DEGLI ANNI

Il succedersi degli anni
ha soffocato la voce interiore;
quella capacità unica di capire e amare.

Ho conosciuto la lotta e ho ceduto
alle lusinghe e alle tentazioni;
alla noia di giorni uguali ma sempre,
dopo ogni caduta, ho cercato la luce.

Ho perso, ho vinto nel labirinto
di passi che si succedono, ininterrotti
ed ora sono qui, ne sconfitto ne vincitore
a reclamare i sogni.

Giovenale Nino Sassi
 .
Andrò con questa poesia in tasca alla veglia di Pentecoste

Marc Chagall. I sogni

mercoledì 22 maggio 2013

Io so !




Desinatario sconosciuto,

[ ... ]

Io so!
per dire che riconosco le manipolazioni, i lniente che ‘’qualcuno’’ vorrebbe vendermi per vero..

E’ sufficiente vivere, andare almercato, viaggiare fuori dai confini nazionali, leggere un giornale straniero …


Basta vivere, andare allo stadio,prendere il tram o il treno dei pendolari e scoprire che le parole non dette parlano, raccontano meglio di un articolo di spalla o di apertura di un giornale.


Basta vivere e mantenere un equilibrato senso della ricerca, per riconoscere ciò che è giusto, vero che poi è tutto ciò che è veramente bello e poi dire:

Io so che questo non è un paese aperto ai giovani e al loro futuro…
Io so che viviamo in tempi difficili
Io so
che la corruzione sta divorando il paese
Io so che è tornato il tempo di dire che il nero è nero e il bianco è bianco per poi ricominciare.
Io so […]
Vedo l’immondizia
ai lati delle strade,
l’immigrato
che vende calzini davanti al super mercato
l’umanità perduta
che ‘’qualcuno’’ vorrebbe cancellare ma esiste
Vedo il lavoro
che non c’è e qualcuno vorrebbe metterci paura

 
‘’Non abbiate paura’’ diceva, anzi gridava con forza un grande uomo.
Uno che aveva attraversato il secolo breve e i suoi delitti …


dalla mia residenza, 
mercoledì 6 luglio 2011

___***___

 

martedì 23 aprile 2013

Buonanotte !

Folon
.

... le stelle cui ogni notte affidi i tuoi sogni di luce, ritirandosi discrete alla luce del giorno, ti restituiranno la speranza del domani: la certezza di poter essere "amore"che sa farsi accanto 
(Teresa della Croce - Monastero-Janua Coeli)

 
Folon

 

sabato 13 aprile 2013

Destinatario sconosciuto




Vincent Van Gogh

E' sera, anzi è notte.

La pioggia ha smesso di battere i vetri della finestra: sembra ottobre !

Forse è la pioggia che porta la tristezza, la voglia di riempire la stanza, di non restare solo... I miei dormono.

Forse è vero che i poeti attendono la notte per scrivere sciocchezze.

Attendono l'amore che c'è, che non c'è e lascia soli.

Ho bisogno di riposo, di liberare la mente per scrivere, raccontare, vivere sensazioni, emozioni nuove e non mi basta leggere un buon libro o la biografia dei grandi e il racconto, quello che agita la notte, resta nella penna e sfiorisce insieme ai giorni che passano lenti, irraggiungibili, inconcludenti.

Bisognerebbe vivere per ricominciare, tutti i giorni, e inventare il presente che vorresti ma ... domani non è il giorno che vorrei.

Per scrivere occorre una storia e i libri che hai letto non aiutano.

Sono le storie degli altri, quelle, belle, avvincenti ma tu sei diverso, la tua vita è stata diversa.

Ho combattuto la buona battaglia, mi dico, e spesso ho perso .

Ma era veramente la buona battaglia o io, bambino che pensa da grande, ho confuso il bene con il male?

Ognuno ha i suoi racconti.

Tolstoj ascoltava ''La sonata a Kreutzer'' di Beethoven e stava bene, io, più semplicemente, cerco il silenzio, questo silenzio che avvolge e ristora. Non è rigido, non è immutabile, anzi....

Stammi bene. (GSN)

Chagall

martedì 2 aprile 2013

ULISSE di Joyce



La stesura dell' ''Ulisse''
.
Quando nel giugno del 1915 Joyce fu costretto dalla guerra a trasferirsi con la famiglia da Trieste a Zurigo, egli aveva completato soltanto il primo episodio, ‘’Telemaco’’ ; ne fa fede l’ultima cartolina spedita il 16 giugno da Trieste al fratello Stanislaus internato in Austria come cittadino di paese nemico. Scritta in tedesco, la cartolina annuncia : ‘’Ho scritto qualcosa. Il primo episodio del mio nuovo romanzo Ulisse è scritto. La prima parte, la Telemachia, si compone di quattro episodi; la seconda di quindici, cioè le peregrinazioni di Ulisse; e la terza, il ritorno di Ulisse, di altri tre episodi’’.
Il numero degli episodi, come si vede, è tutt’altro che definitivo. Con il primo di essi Joyce portava a Zurigo il manoscritto ancora incompiuto di Esuli, che fu completato nel settembre di quell’anno; quanto al romanzo, Joyce si limitò ancora per molti mesi ad accumulare materiali in forma di appunti disordinati che avrebbe poi distribuito nei vari episodi, e solo quando fu chiara la prospettiva della pubblicazione di Ulisse a puntate nella ‘’ Little Rewiew’’ di New York, egli si mise sistematicamente al lavoro per la stesura definitiva del libro, lavoro che può essere seguito attraverso le testimonianze del suo epistolario.
Nell’ottobre del 1916 aveva ‘’ quasi completato’’ i primi tre episodi e abbozzato pagine delle parti centrale e finale del libro; ma anche quei primi tre episodi furono messi ‘’in bella copia’’ soltanto fra il novembre 1917 e il gennaio 1918. Nel febbraio 1918 completò il quarto episodio, nell’aprile il quinto, nel giugno il sesto e per la fine dell’anno aveva pronti gli altri fino al nono. Si trattava, quanto a numero di episodi , della prima metà dell’Ulisse; ma i nove episodi successivi saranno assai più lunghi e complessi, tanto da occupare nella versione definitiva un numero di pagine pari a più del doppio di quelle della prima ‘’metà’’.
.
da Guida alla lettura di Giorgio Melchiori e Giulio De Angelis ( l'Ulisse tradotto)
Mondadori editore

lunedì 1 aprile 2013

La bellezza salverà il mondo


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Bellezza, nella Grecia classica, è parola inscindibile da quell’idea di armonia, di proporzione delle parti, di misura da cui scaturiscono anche la giustizia, il valore, la sapienza: kalokagathos è la celebre crasi che unisce il bello e il buono, il buono a-, “colui che è atto” non a qualche particolare azione ma aplos, buono “semplicemente”, in quanto tale, in generale: buono a- tutto è colui che in ogni cosa riafferma la sua misura.
 Si parla qui dunque, in primo luogo, di bellezza di un uomo, dell’uomo bello, e di bontà dell’uomo che è “atto” alla vita, che vive fino in fondo ciò che è.
 Ciò non esclude che si possa parlare anche di una bellezza sensibile delle forme, della scultura, dell’architettura, o della parola del poeta: la bellezza sensibile è anzi ricercata e acclamata come perfetta armonia, corrispondenza delle parti.
 Ma tale riconoscimento non ci rinvia ad una settoriale bellezza sensibile dell’arte separata della vita: è la crasi del kalokaagthos ad impedircelo, è la Grecia tutta a negare la separabilità del bello dalla vita nel suo insieme, dalle azioni del quotidiano, dalla polis. .
(da pratiche filosofiche
)


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Il tema della bellezza che salverà il mondo viene riportato a galla in età moderna dal grande romanziere russo F. Dostoevskij. In particolare, nell'opera L'Idiota, che vede protagonista un essere assolutamente buono, il principe Myskin, alle prese con un mondo invece completamente malvagio. La missione di questo eroe atipico sarà appunto quella d'instillare il seme della bellezza, di cui lui è portatore, in un contesto di assoluta desolazione spirituale. Missione che lui stesso fallirà inesorabilmente; così come - per alcuni ma non per me che scrivo - fallì Cristo portatore del divino, ma che tuttavia non fu creduto dagli uomini e per questo fu crocifisso.
La bellezza domina questo capolavoro dostoevskijano, dalla prima all'ultima riga, aleggiandovi ed esercitando sui lettori un'irresistibile fascinazione. Bellezza che, in altri termini, non può che essere di derivazione platonica, visto l'indiscutibile platonismo della cultura ortodossa, di cui Dostoevskij fu uno dei massimi esponenti. Per l'appunto uno dei testi fondativi del misticismo russo s'intitola Filocalia, che vuol dire proprio: amore per la bellezza. Riassumendo: sia Platone che Dostoevskij non credevano in questo mondo, preda della bruttezza, bensì non smisero mai di credere nell'oltremondo della bellezza - intesa come fuoriuscita da un mondo inferiore. Entrambi corroborarono, dunque, la profezia sulla bellezza salvatrice.

Vermeer

sabato 30 marzo 2013

Jacopone da Todi - Il pianto della Madonna





(Nunzio)
Donna del paradiso, lo tuo figliolo è priso, Jesu Cristo beato. Accurre, donna, e vide che la gente l'allide ! credo che 'llo s'occide, tanto l'on flagellato.

(Madonna)
Como esser porrìa che non fece mai follia, Cristo, la speme mia, om' l'avesse pigliato ?
(Nunzio)Madonna, egli è traduto, Juda sì l'ha venduto trenta denar n'ha 'vuto, fatto n'ha gran mercato.(Madonna)Succurri Magdalena, gionta m'è adosso piena ! Cristo figlio se mena, como m'è annunziato.(Nunzio )Succurri, Donna, aiuta ! ch'al tuo figlio se sputa e la gente lo muta, hanlo dato a Pilato.

(Madonna)O Pilato, non fare lo figlio mio tormentare, ch'io te posso mostrare como a torto è accusato.

(Popolo)Crucifige, crucifige ! Omo che se fa rege, secondo nostra lege, contradice al senato.
(Madonna)Priego che m'entendàti, nel mio dolor pensàti; forsa mò ve mutati de quel ch'avete pensato.

(Nunzio)Tragon fuor li ladroni che sian suoi compagnoni.

(Popolo)
De spine se coroni ! ché rege s'è chiamato.
(Madonna)O figlio, figlio, figlio ! figlio, amoroso giglio, figlio, chi dà consiglio al cor mio angustiato ? Figlio, occhi giocondi, figlio, co' non respondi ? figlio, perché t'ascondi dal petto o' se' lattato ?

(Nunzio)
Madonna, ecco la cruce, che la gente l'aduce, ove la vera luce dèi essere levato.
(Madonna)O croce, que farai ? el figlio mio torrai ? e che ce aponerai ché non ha en sé peccato ?

(Nunzio)
Succurri, piena de doglia, ché 'l tuo figliol se spoglia; e la gente par che voglia che sia en croce chiavato.

(Madonna)
Se glie tollete 'l vestire, lassàtelme vedire come 'l crudel ferire tutto l'ha 'nsanguinato.

(Nunzio)Donna, la man gli è presa e nella croce è stesa, con un bollon gli è fesa, tanto ci l'on ficcato ! L'altra mano se prende, nella croce se stende, e lo dolor s'accende, che più è multiplicato. Donna, li piè se prenno e chiavèllanse al lenno, onne iontura aprenno tutto l'han desnodato.


(Madonna)Ed io comencio el corrotto. Figliolo, mio deporto, figlio, chi me t'ha morto, figlio mio delicato ? Meglio averìen fatto che 'l cor m'avesser tratto, che, nella croce tratto, starce descilïato.

(Cristo)
Mamma, o' sei venuta ? mortal me dài feruta, ché 'l tuo pianger me stuta, ché 'l veggio sì afferrato.
(Madonna)Figlio, che m'agio anvito, figlio, patre e marito, figlio, chi t'ha ferito ? figlio, chi t'ha spogliato ?

(Cristo)
Mamma, perché te lagni ? voglio che tu remagni, che serve i miei compagni ch'al mondo agio acquistato.

(Madonna)Figlio, questo non dire, voglio teco morire, non me voglio partire, fin che mò m'esce il fiato. Ch'una agiam sepultura, figlio de mamma scura, trovarse en affrantura mate e figlio affogato.
(Cristo)Mamma col core affetto, entro a le man te metto de Joanne, mio eletto; sia il tuo figlio appellato.

(Cristo)Joanne, esta mia mate tollela en caritate aggine pietate ca lo core ha forato.

(Madonna)Figlio, l'alma t'è uscita, figlio de la smarrita, figlio de la sparita, figlio attossicato ! Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio figlio a chi m'appiglio ? figlio, pur m'hai lassato. Figlio bianco e biondo, figlio, volto iocondo, figlio, perché t'ha el mondo, figlio, così sprezato ? Figlio, dolce e piacente, figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente malamente treattato !
O Joanne, figlio novello, morto è lo tuo fratello, sentito aggio 'l coltello che fo profetizzato.
Che morto ha figlio e mate de dura morte afferrate, trovarse abracciate mate e figlio a un cruciato.




(Masaccio
Simon Marmion
Antonio Da Firenze
Michelangelo
Giovanni Bellini
Enguerrand Quarton
Hans Memling
Giovanni Francesco Caroto)

Stabat Mater di Marco Frisina

venerdì 29 marzo 2013

Buonanotte !





Tamara Lempicka


Mi sono fermato per un saluto….

Non voglio disturbare i tuoi sogni,

sarebbe un peccato per il tuo riposo,

non devi sentire i miei passi

-piano piano chiudo la porta !

Passando ti scrivo sull'uscio
'' Buona notte ''
perchè tu possa vedere

che ho pensato a te.



mercoledì 27 marzo 2013

Leonardo, Caravaggio, Ciseri e Mantegna raccontano il Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 22,14-71.23,1-56


Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio». Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi». «Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi». Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».




Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».


Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente. Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca». Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re». Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo». Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro. Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». .

Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà. Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.


Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e gia splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.



lunedì 24 dicembre 2012

Il Natale di Giovanni Paolo II


La natività del Caravaggio
.
Signore Gesù,
ti contempliamo
nella povertà di Betlemme,
rendici testimoni del tuo amore,
di quell'amore
che ti ha spinto a spogliarti
della gloria divina,
per venire a nascere
fra gli uomini
e a morire per noi.
.


La Natività del Ghirladaio
.
Infondi in noi il tuo Spirito,
perché la grazia dell'Incarnazione
susciti in ogni credente l'impegno
di una più generosa corrispondenza
alla vita nuova
ricevuta nel Battesimo.


.
La Natività del Correggio
.

Fa' che la luce di questa notte
più splendente del giorno
si proietti sul futuro
e orienti i passi dell'umanità
sulla via della pace.
Tu, Principe della Pace,
tu, Salvatore nato oggi per noi,
cammina con la Chiesa
sulla strada che le si apre dinanzi
nel nuovo millennio.

.
( Giovanni Paolo II)
 .
Edith Stein
  .
Santa Teresa benedetta della Croce – Edith Stein – in una conferenza  sul “Mistero di Natale “, tenuta a Ludwighafen il 31 gennaio 1931 diceva:

Essere una cosa sola con Dio Dove il Bambino divino intenda condurci sulla terra è cosa che non sappiamo e a proposito della quale non dobbiamo fare domande prima del tempo.
Una cosa sola sappiamo, e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano in bene.
E inoltre che le vie, per le quali il Salvatore conduce, vanno al di là di questa terra.
O scambio mirabile! Il Creatore del genere umano ci conferisce, assumendo un corpo, la sua divinità.
Per quest’opera mirabile il Redentore è infatti venuto nel mondo. Dio è diventato un figlio degli uomini, affinché gli uomini potessero diventare figli di Dio. (…)
Se mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino e rispondiamo con un “sì” al suo “Seguimi”, allora siamo suoi e libera è la via, perché la sua vita divina possa riversarsi in noi. Questo è l’inizio della vita divina in noi.
Essa non è ancora la contemplazione beata di Dio nella luce della gloria; è ancora l’oscurità della fede, però non è più di questo mondo ed è già un’esistenza nel regno di Dio.
Il regno di Dio cominciò sulla terra quando la Vergine santissima pronunciò il suo fiat ed ella ne fu la prima serva. E quanti prima e dopo la nascita del Bambino professarono la loro fede in lui con le parole e le azioni – san Giuseppe, santa Elisabetta, suo figlio e tutti coloro che circondavano la mangiatoia – entrarono similmente in esso.
Tale regno sopravvenne in maniera diversa da come ce lo si era immaginato in base ai salmi e ai profeti. I romani rimasero i padroni del paese, e i sommi sacerdoti e gli scribi continuarono a tenere il popolo povero sotto il loro giogo.
Chiunque apparteneva al Signore portava invisibilmente il regno di Dio in sé. Egli non si vide alleggerito dei pesi dell’esistenza terrena, anzi ne vide aggiungere degli altri; ma dentro era sorretto da una forza alata, che rendeva dolce il giogo e leggero il peso.
Così avviene anche oggi per ogni figlio di Dio. La vita divina, che viene accesa nell’anima, è la luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della notte santa.
Chi la porta in sé capisce quando se ne parla. Invece per gli altri tutto quel che possiamo dire al riguardo è solo un balbettio incomprensibile. Tutto il vangelo di Giovanni è un balbettio del genere a proposito della luce eterna, che è amore e vita. Dio in noi e noi in lui, questa è la nostra partecipazione al regno di Dio, che ha nell’incarnazione la sua base (…)“.

lunedì 11 giugno 2012

R.M.Rilke, 1. Elegie Duinesi

 .
 

 .
Nell'aprile del 1910 fu invitato dalla principessa Maria della Torre Tasso nel suo castello di Duino. In questo splendido luogo Rilke compose le prime elegie, poi terminate in un piccolo castello a Muzot, presso Sierre, nel Canton Vallese in Svizzera, pubblicate nel 1923 con il titolo Duineser Elegien (Elegie duinesi). 
 .
Si racconta che fu la vista della suggestiva scogliera di Duino ad offrirgli il primo spunto. 
In una rigida mattina di gennaio 1912 il poeta camminava a stento lungo la scogliera mentre la bora soffiava impetuosa sconvolgendo le acque del mare.
 All'improvviso si dice avvertisse una misteriosa voce interiore che gli dettò i due versi iniziali di quella che sarebbe diventata la prima elegia: 
 .
Ma chi - se gridassi - mi udrebbe 
dalle schiere degli Angeli?
E se a un tratto un Angelo mi stringesse al suo cuore 
la sua essenza più forte 
mi farebbe morire,
perchè il bello 
non è che il tremendo al suo inizio
noi lo possiamo reggere ancora,
lo ammiriamo anche tanto,
perchè esso
calmo
sdegna di distruggerci. 
Degli Angeli ciascuno è tremendo
 .
***
.
 Wer, wenn ich schrie, hörte mich denn aus der Engel Ordnungen? Und gesetzt selbst , es nähme einer mich plötzlich ans Herz: ich verginge von seinem stärkeren Dasein. Denn das Schöne ist nichts als des Schrecklichen Anfang , den wir noch gerade ertragen, und wir bewundern es, weil es gelassen verschmäht, uns zu zerstören. Ein jeder Engel ist schrecklich… R.M.Rilke, 1. Elegie

lunedì 23 aprile 2012

Preghiera del Cardinale John Henry Newman


 .
 Vincent Van Gogh
 .
Guidami, dolce luce, nelle tenebre che mi sommergono, guidami verso l'alto.
La notte è fonda e sono lontano da casa: guidami verso l'alto! 

Dirigi i miei passi, perchè non vedo nulla; fà che veda a ogni mio passo.
Un tempo non ti avrei pregato per farlo. 

Da solo volevo scegliere il cammino, credendo di poterlo determinare con la mia luce, malgrado il precipizio. 
Con fierezza elaboravo i miei obiettivi. Ma ora dimentichiamo tutto ciò.

Tu mi proteggi da tanto tempo e accetterai di guidarmi ancora: oltre le paludi, i fiumi e gli scogli che mi attendono al varco, fino alla fine della notte, fino all'aurora in cui gli angeli mi faranno segno. 

Ah! Io li amo da molto tempo, solo per un pò li avevo dimenticati.
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  Vincent Van Gogh

mercoledì 14 marzo 2012

Mio Padre era un Arameo Errante ....




Quando sarai entrato nella"terra" che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito,
prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo ('adamâ) da te raccolti nel paese ("terra") che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo ("maqôm") che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome.
Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese ("terra") che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci.
Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio:



Mio padre era un Arameo errante;
scese in Egitto,
vi stette come un forestiero con poca gente
e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa.
Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù.
Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri,
e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione;
il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi,
e ci condusse in questo luogo ("maqôm") e ci diede questo paese ("terra"), dove scorre latte e miele.



Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato.
Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio; gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore tuo Dio avrà dato a te e alla tua famiglia





Salmo 90 (91)
Il salmo interpella il pio Israelita, che vive all'ombra della protezione divina, alla corrispondenza a Dio: “Dì al Signore: ‘’Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido”. ….. . e vuole Infondere fiducia nel futuro, sicuramente positivo per chi confida nel Signore .(Deuteronomio 6:14)
E’ la Storia di Israele…che Gustave Dorè ha magistralmente rappresentato con la sua arte




Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
Poiché tuo rifugio è il Signore

e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.

Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.