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sabato 17 maggio 2008

IVETA e L'Arameo Errante


Fotografia de Veríssimo Dias



"Emigrare è un po’ morire .Muori alla terra che stai lasciando, alla madre che ti ha visto crescere, all’ambiente che ti ha formato, alla sposa…... Perdi l’orizzonte che hai conosciuto, i monti e le strade, le tue strade……

Nel paese straniero l’emigrante si sente nessuno, anonimo.È duro il lavoro ma più duro è vivere in mezzo a gente che non ti capisce…"

(Giovenale Nino Sassi)


Não, ainda não aprendi italiano...
mas há já algum tempo que estas palavras me perseguem… pela melodia, pela mensagem (não é necessário saber italiano para as sentir), e claro, porque vivo o “drama” da emigração na primeira pessoa.
Sair do país em que nascemos, em que crescemos, em que iniciamos a nossa vida de adultos, e recomecar longe, não é fácil...

O anonimato, as diferenças culturais, aquilo que quase parece incompreensão generalizada pela tua forma de estar e de viver, podem ser obstáculos ferozes à integração, e à felicidade individual num país que não é o teu.

Pois é amigos, o quanto mudei eu desde que parti do meu cantinho de vento e mar... não mudei intencionalmente, mas fui obrigada a adoptar outros horários, outro tipo de alimentação, visto de forma diferente, porque o clima também é diferente, falo de forma distinta, uso expressões que nunca tinha ouvido antes.

Faço um esforco por não perder a minha originalidade, continuo a mesma penicheira amante do vento e do mar, que tenta fazer o bem sem olhar a quem, porque o amor e a caridade são valores universais, graças a Deus... mas até a caridade cristã tem um significado diferente fora do meu país, fora da minha paróquia.

Por isso vivo de olhos postos em vós, por isso tenho um calendário repleto de datas a celebrar, acontecimentos vossos que são meus, e no meu coração vivem: pessoas, lugares, aromas e sabores...Não me refiro apenas a ocasiões como o natal, ou a pessoas como os meus avós, claro que esses me são queridos, mas a referencia que faço é bem mais abrangente.

Lembro (e vivo), a alegria do mês de Maria, as peregrinações, o convivio entre amigos que sei continuarem a encontrar-se, a senhora com quem me cruzava a caminho do cafézito - de quem nunca soube o nome - mas a quem sempre desejei um bom dia ou uma boa tarde, as cores do céu quando o sol se põe sobre a Berlenga - que só acontecem numa altura do ano, e ainda assim, se não houver nevoeiro(!), do cheiro a limo da praia do portinho da areia - que agora de tão chique quase não reconheço nas fotos que recebo, o acolitado, os cânticos do Kerigma.

Existem milhares de pequenas coisas que ganharam valor e importância, agora que estou longe. E outras tantas que eram de grande valor e agora parecem inócuas...Mas a família, os amigos, e a paróquia são os meus tesouros - e todos sabemos, onde estão os nossos tesouros, aí está o nosso coração!

... e é muito difícil ser feliz quando o nosso coração está longe, (ou... quando está dividido)!


para todos os que se fazem perto, Bem Hajam, fazem a minha felicidade!

Publicada por Iveta Lopes Salvador

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(Estou feliz! Iveta agradecimentos, bom dia e bom domingo.. Nino)

sabato 3 maggio 2008

Lettera a .....


Quella sera, mentalmente stanco piuttosto che rientrare a casa, a Luino, presi la via delle montagne.

Prima a Sessa, sul confine Svizzero poi verso Lavena Ponte Tresa, poi non so…verso Marchirolo, credo, non ricordo bene.

Ricordo le salite, le curve e le discese tanto simili alla vita che avevo avuto.

Guidare la macchina riusciva a distendermi, a riposare la mente, a vincere lo stress accumulato dopo un giorno di lavoro.Accadeva sempre di venerdì.

Girovagavo lungo la frontiera prima di rientrare a casa o partire.

Certe volte decidevo per Zurigo, altre per Lugano o Locarno.

D’inverno, dopo le salite e le discese rientravo a casa. Amavo la frontiera, quel luogo messo tra laghi e monti a cavallo tra due patrie, una, quella del lavoro, l’altra, quella della casa e dei diritti civili.

“Sposati !” mi aveva detto Bice, l’anziana professoressa di lettere e filosofia conosciuta a Zurigo

“ non lasciarti scappare l’A..… ”.

Una sera invitai A...… in un bar ristorante di piazza Indipendenza, a Lugano.

Arrivai in anticipo.

Seduta ad un tavolo una giovane donna.

Era di Barcellona e sorrideva. Era bella e sapeva di esserlo …. e sorrideva.

La vita è fatta di salite e discese, di quadrivi che interrogano.

Ti fermi per decidere e spesso sbagli strada .

mercoledì 4 luglio 2007

Lettera



Caro Giovanni

La parola poetica, per molti, rappresenta una modalità conoscitiva privilegiata, complementare e necessaria alla ricerca di se o alla comprensione del mondo in cui viviamo.
Segna i passi, raccoglie le distanze e le racconta.
In alcuni, la ricerca poetica porta i segni di una continua spoliazione sino alla nudità estrema mentre per altri l’effervescenza creativa delle metafore scopre e rinnova simboli già acquisiti all’uso da immettere, ex novo, nel circuito letterario
Altri … potrei citare alcuni autori che hanno, come te, dovuto abbandonare l’esperienza del Club … sono alla ricerca continua di un dialogo ….. ininterrotto e intenso ….. con gli autori antichi e moderni, poeti o artisti realizzando una sorta di polifonia entro la quale il lavoro (la ricerca) artistico a latere agisce come impulso poetico. Un tentativo di arte totale.
C’è poi chi, io probabilmente tra questi , scrive e basta, felice di farlo e non pretende altro cioè non cerca il consenso della critica e non pensa di arrivare a livelli più elevati.
Scrive, felice di farlo, per vivere e comunicare
C’è chi, io tra questi, ‘’ legge il grande libro del creato facendo memoria della terra dell’origine cui il cuore aspira tornare ‘’. Dio è buono !
C’è poi chi ….
In breve non comprendo le ragioni di chi condanna perché è troppo ‘’giovane’’ e quindi incapace di scendere nel vissuto e nella ricerca poetica dell’altro o troppo ‘’vecchio’’ per comprendere i percorsi che l’arte e la ricerca artistica inevitabilmente comportano.
Tu, caro amico, sei un ‘’giovane vecchio’’ impenitente cultore della ‘’luce che è vita’’ …… a prescindere.
E questa è la strada … è fatta di porte che si aprono, si chiudono … di paesaggi che scorrono a volte montuosi altre volte pianeggianti.
Una strada … complessa pur nell’apparente fluidità del dettato … che investe ogni aspetto della vita: la gioia e il dolore, la commozione, la preghiera, i momenti di angoscia, di solitudine esistenziale, il deserto interiore, la stanchezza del vivere: La speranza !
E chi se ne frega, allora, se una porta si chiude. ……. Continuiamo a vivere, a scrivere, a soffrire e amare. Se siamo nel deserto (della poesia) lottiamo per uscirne.
E chi se ne frega se ‘’ rinunciamo ’’ a pubblicare i nostri pensieri. Nelle piazze e nelle strade c’è sempre bisogno di poesia.
Buona vita amico mio.