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lunedì 29 giugno 2009

Friedrich Dürrenmatt - Il minotauro



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La storia di Arianna, Teseo e Minosse, del labirinto e del minotauro, il suo unico abitante, è nota a tutti, ma nella versione di Dürrenmatt essa diventa anche dramma psicologico. Luogo dell’azione, il labirinto con le sue pareti a specchio e l’infinito susseguirsi delle immagini. Protagonista, il minotauro, metà uomo e metà toro, sempre al limite della conoscenza, delle sensazioni di amore, gioia, felicità e infelicità, paura e tormento, ma che per sua natura non può provare sensazioni; sempre sulla soglia delle emozioni che proverebbe, se solo sapesse cosa vuol dire provare emozioni.Lo stile fluido, i periodi che si snodano e si rincorrono, ricreano musicalmente e anche visivamente il mondo delle immagini, a volte confuse, in cui egli vive. Un gioco di specchi tra l’essere e la sua ombra, il corpo e le sue migliaia di copie riflesse, che riproduce all’infinito l’illusorietà di qualsiasi tentativo di fuga. Un racconto che corre rapido verso il tragico epilogo, e noi lettori nel confronto finale con Teseo non possiamo fare a meno di parteggiare per il minotauro.


Albert Anker
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Nato nel cantone di Berna nel 1921, scomparso nel 1990, Friedrich Dürrenmatt è assieme a Max Frisch il più significativo scrittore svizzero del dopoguerra. Fra le opere teatrali ricordiamo Romolo il grande (1948-1949), I fisici (1962), Il matrimonio del signor Mississippi (1952). Fra le opere narrative ricordiamo Il giudice e il suo boia (1950), Il sospetto (1951), La promessa (1958), e Giustizia (1986). Fra i racconti, La panne, La morte della Pizia, il tunnel, Il minotauro, La morte di Socrate e L'incarico
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da MARCOS Y MARCOS

domenica 7 giugno 2009

Friedrich Dürrenmatt

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“La nave per Delo era appena salpata, e solo al ritorno Socrate avrebbe dovuto prendere la cicuta. Ma quando questi, in prigione, ricevette da Platone il testo da pronunciare prima di morire, si rifiutò. Già gli toccava morire, perché mandare a memoria un altro discorso.
Che era mai la morte, esclamò Platone. Socrate sarebbe diventato immortale! Bastava che imparasse il discorso in modo corretto. Sarebbe entrato nella storia della letteratura, un’occasione unica”.
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