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giovedì 23 settembre 2010

Il gatto e la luna - Di W.B. Yeats


Anche il grande William Butler Yeats ha dedicato una poesia al gatto.
Non è giocosa come quella di Rodari o ironica come quella di Neruda.
‘’Il gatto e la luna’’ di Yeats è una poesia legata all’aspetto più notturno del gatto, al suo muoversi nell’ombra nel silenzio delle notti baciate da argentei raggi di luna.




Il gatto andava qua e là e la luna
girava in tondo come una trottola
e il più prossimo parente della luna,
il gatto strisciante, guardò su.
Il nero Minnaloushe fissava la luna,
ché, nel suo gemere e vagare,
la pura luce fredda su nel cielo
agitava il suo sangue d’animale.
Minnaloushe corre nell’erba
levando le zampe delicate.
Danzi, Minnaloushe, danzi?
Quando due parenti stretti s’incontrano,
cosa c’è di meglio che ballare?
Forse la luna può imparare,
stanca di quelle maniere regali,
un nuovo giro di danza.
Minnaloushe striscia nell’erba
da un luogo all’altro al chiaro di luna,
il sacro astro lassù
è entrato in una nuova fase.
Lo sa Minnaloushe che le sue pupille
andranno di mutamento in mutamento,
passando dal plenilunio alla falce,
dalla falce al plenilunio?
Minnaloushe striscia nell’erba
solo, compreso e guardingo,
e alza alla mutevole luna
i suoi occhi mutevoli.

martedì 14 settembre 2010

William Shakespeare - Quando seguo l'ora


Quando seguo l'ora che batte il passar del tempo
e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte,
quando scorgo la viola ormai priva di vita
e riccioli neri striati di bianco,
quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi
che un dì protessero il gregge dal caldo
e l'erbe d'estate imprigionate in covoni
portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi,
allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m'assale
che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo,
perché grazie e bellezze si staccan dalla vita
e muoiono al rifiorir di altre primavere:
e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo
se non un figlio che lo sfidi quand'ei ti falcerà.

Bartolomé Esteban Murillo

domenica 12 settembre 2010

Sogno di una notte di mezza estate” – W. Shakespeare - Atto V - Scena I - Conclusione


Se l'ombre nostre v'han dato offesa,
Voi fate conto v'abbian colto
Queste visioni così a sorpresa,
Mentr'erravate in preda al sonno;
In lieve sonno sopiti, ed era
Ogni visione vaga chimera.
.
Non ci dovete rimproverare
Se vana e sciocca sembrò la storia;
Ne andrà dissolta ogni memoria,
Come di nebbia se il sole appare;
Se ci accordate vostra clemenza,
Gentile pubblico, faremo ammenda.


E com'è vero ch'io son folletto
Onesto e semplice,
sincero e schietto,
Se pure ho colpe, non mai ho avuta
Lingua di serpe falsa e forcuta;
Pago l'ammenda senza ritardo,
O mi direte che son bugiardo.

Ora vi auguro sogni felici,
Se sia ben vero che siamo amici,
E ad applauso tutti vi esorto,
Poiché ho promesso che ad ogni torto
A voi causato per inesperienza,
Gentile pubblico, faremo ammenda."
“Sogno di una notte di mezza estate” – W. Shakespeare
monologo del folletto Puck.

William Shakespeare - Sonetto 54



Oh, di quanto più bella sembra
dal soave ornamento che la virtù le dona;
bella la rosa appare, ma più bella si tiene
per quel dolce profumo che a lei dentro vive;
rose canine han fiamma tanto intensa
quanto la profumata tinta delle rose,
stanno su eguali spine, sì gaiamente giocano
quando alito d'estate schiude quei bocci ascosi:
ma poi che il lor pregio sta solo in apparire
non corteggiate vivono, e trascurate avvizzano,
muoiono per sé sole. Non così soavi rose,
di lor morte soave, profumi soavissimi son tratti:
in tal modo di te, bello adorabil giovane,
come quella svanisca, distilla il mio verso la virtù.

Sonetto 22 di William Shakespeare


Non mi convincerà lo specchio ch'io sia vecchio,
fin quando tu e giovinezza avrete gli stessi anni;
ma quando vedrò il tuo volto solcato dalle rughe,
allora m'aspetto che morte termini i miei giorni.
Infatti, tutto il decoro di tua bellezza
non è che luminosa veste del mio cuor
che vive nel tuo petto, come il tuo nel mio:
e allora come potrei essere di te più vecchio?
Perciò, amore mio, abbia di te gran cura,
come anch'io farò, non per me, ma per tuo bene,
costudendo il tuo cuore teneramente,
come nutrice col suo bimbo, che non gli incolga male.
Non contare sul tuo cuore quando il mio sia spento;
tu me lo donasti non per averlo indietro.

sabato 3 luglio 2010

John Keats -Fantasia

Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo

giovedì 17 giugno 2010

William Butler Yeats


ora in The Collected Poems of W.B. Yeats

ed. Scribner, New York, 1996

Quando con la lentezza propria degli anziani
siederai grigia e solitaria, col capo chino
lì, vicino al fuoco

ricordati di questo libro, prendilo
e leggine piano i sogni che ti ha offerto quando eri giovane,
quando i tuoi occhi conobbero

luci repentine e rare ombre.

Ricorda tutti i tuoi amori, le speranze, le delusioni,
chi ti amò sinceramente e chi brutalmente abbandonò
la tua bellezza.
Ma uno solo, ricordati, amò la tua anima inquieta
e quel dolore silenzioso che spesso ti accompagnava.

Così, reclina sul fuoco scoppiettante, pronuncerai poche parole
e un impercettibile velo di tristezza ti ricorderà quell'Amore perduto;
allora alzerai lo sguardo verso i monti, alti all'orizzonte
e rivedrai il suo viso, nascosto tra un nugolo di stelle.


lunedì 19 aprile 2010

James Augustine Aloysius Joyce - Notturno

James Joyce in uno dei suoi luoghi
preferiti di Zurigo, le rive della Limmat (Joyce Foundation)

James Augustine Aloysius Joyce nasce nel 1882 a Dublino.
Nella sua opera più famosa, “Ulisse”, descrive, minuto per minuto, la giornata del 16 giugno 1904 di Leopold Bloom.
Il testo è un adattamento dell’Odissea di Omero ed è oggi considerato come il romanzo moderno più celebrato al mondo.
Joyce muore nel 1941 a Zurigo.


NOTTURNO

Smunte nella tenèbra
entro a sudari, pallide stelle
le loro torce agitano.
Fatue luci dai più remoti cieli schiaran fioche,
archi su archi svettanti,
la navata della notte nera di peccato.

Serafini,
le osti perdute si svegliano
a servire sino a che
in illune tenèbra ognuna ricade, smorta,
levato che abbia e agitato
il suo turibolo.

E a lungo e alto,
per la notturna navata che si estolle
bàttito di stelle rintocca,
mentre squallido incenso gonfia, nube su nube,
ai vuoti spazi dall'adorante
deserto d'anime.


Joyce a Zurigo

Dopo un breve soggiorno in Ticino, lo scrittore irlandese si trasferisce a Zurigo e si installa nel quartiere borghese del “Kreis 6”, al numero 38 dell’Universitätstrasse.
Una tavoletta sul muro ricorda il luogo dove è nata una delle sue opere più importanti

In quella casa, lavorò molto ai primi capitoli dell’Ulisse, sebbene la parte principale del libro fu terminata più tardi a Parigi.
In seguito, Joyce si trasferisce al numero 29, sul lato opposto della strada. Il suo vecchio alloggio ha oggi lasciato posto ad un salone di abbronzatura e ad un negozio di antiquariato.
“Dopo aver celebrato il centenario del Bloomsday, il nome di Joyce è di nuovo in voga”

Il Bloomsday, festeggiato il 16 giugno, è diventato una tradizione per i cultori di Joyce.
La data ricorda il viaggio epico attraverso Dublino di Stephen Dedalus e Leopold Bloom descritto nell' "Ulisse", il romanzo moderno più celebrato al mondo.

A Zurigo, Joyce trascorre le sue serate al ristorante Pfauen, vicino al Kunsthaus e si trova con gli amici alla Kronenhalle. Raramente, si reca al Caffè Odeon sulla piazza Bellevue.

domenica 21 marzo 2010

John Keats – "Ella dimora insieme alla Bellezza"


Ella dimora insieme alla Bellezza,
la Bellezza che morir deve; e insieme
alla Gioia che tien sempre sui labbri
la mano a dire addio; presso al Piacere
che duole e in velen muta mentre sugge

ape la bocca. Sì, nel tempio stesso
del Piacere ha il sacrario la velata
Malinconia benché la veda solo
chi con strenua lingua sa schiacciare
contro al palato il grappolo di gioia;

l'anima di colui assaggerà
la tristezza inerente al suo potere,
e andrà fra i suoi trofei capi sospesa.




La bellezza è verità, la verità è bellezza: questo è tutto ciò che voi sapete in terra, e tutto ciò che vi occorre sapere.