Emigrare è un po’ morire .
Muori alla terra che stai lasciando, alla madre che ti ha visto crescere, all’ambiente che ti ha formato, alla sposa…... Perdi l’orizzonte che hai conosciuto, i monti e le strade, le tue strade…
Emigrare è anche bello.
È bello conoscere ed apprendere lingue nuove, sensazioni che si muovono in spazi diversi; strade , monti e boschi, fiumi e laghi … volti che si aprono per diventano memoria.
E ami le terre avute in dono dalla vita e le strade e le piazze e nuovi ricordi, nel tempo, affollano la mente raccontati in lingue diverse dalla tua e non ci fai caso tanto ti appartengono e sono tuoi.
Conosci l’inglese, apprendi il tedesco, hai fatto nuove amicizie e ti è piaciuto.
Sei uscito con una ragazza spagnola e poi con una francese…Sei uscito con una di Barcellona che non ti dico…. Cavolo quanto è bella, hai pensato e lo dici felice di esserci mentre lei ascolta e sorride . E’ bella e sa di esserlo ….ed esce con te …. e sorride !
Il lavoro va bene, guadagni bene e sei un giovane in grado di cogliere tutte le opportunità che si presentano … hai lasciato gli argini del borgo antico che ti ha generato … quasi dimenticato i volti e le armonie che quei volti racchiudevano.
.
Non per tutti e così…
.
Particolarmente triste, in certe sere, il ricordo del primo e dell’ultimo distacco: il ricordo del travaglio che impose la prima decisione di partire e non conoscevi il mondo. E piangi, in segreto, il domani che ti aspetta fatto di ombre, silenzio. Sono le ombre delle paure che l’ignoto suscita in ciascuno.
Vai verso un mondo che non conosci tra gente che non comprendi.
Nel paese straniero l’emigrante si sente nessuno, anonimo.
È duro il lavoro ma più duro è vivere in mezzo a gente che non ti capisce; fra volti enigmatici che ti scrutano come sfingi e senti salire alla gola un moto di pianto e ti chiedi a che giova la tua sofferenza: .. a che serve l’attesa e l’inganno di sentirsi vivi ?
Anche avendo un lavoro e un salario, anche avendo una casa e la possibilità di uno svago ti manca intorno il tuo mondo che anche tornando non potrai più ricomporre.
E’ il dramma di ogni emigrato.
Un dramma sofferto soprattutto la sera quando stanchi ci si getta sul giaciglio ma il sonno non viene e se viene è popolato di fantasmi.
Ne hanno esperienza molti emigrati, sia quelli che hanno superato la prova sia quelli che non hanno retto e sono tornati.
Muori alla terra che stai lasciando, alla madre che ti ha visto crescere, all’ambiente che ti ha formato, alla sposa…... Perdi l’orizzonte che hai conosciuto, i monti e le strade, le tue strade…
Emigrare è anche bello.
È bello conoscere ed apprendere lingue nuove, sensazioni che si muovono in spazi diversi; strade , monti e boschi, fiumi e laghi … volti che si aprono per diventano memoria.
E ami le terre avute in dono dalla vita e le strade e le piazze e nuovi ricordi, nel tempo, affollano la mente raccontati in lingue diverse dalla tua e non ci fai caso tanto ti appartengono e sono tuoi.
Conosci l’inglese, apprendi il tedesco, hai fatto nuove amicizie e ti è piaciuto.
Sei uscito con una ragazza spagnola e poi con una francese…Sei uscito con una di Barcellona che non ti dico…. Cavolo quanto è bella, hai pensato e lo dici felice di esserci mentre lei ascolta e sorride . E’ bella e sa di esserlo ….ed esce con te …. e sorride !
Il lavoro va bene, guadagni bene e sei un giovane in grado di cogliere tutte le opportunità che si presentano … hai lasciato gli argini del borgo antico che ti ha generato … quasi dimenticato i volti e le armonie che quei volti racchiudevano.
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Non per tutti e così…
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Particolarmente triste, in certe sere, il ricordo del primo e dell’ultimo distacco: il ricordo del travaglio che impose la prima decisione di partire e non conoscevi il mondo. E piangi, in segreto, il domani che ti aspetta fatto di ombre, silenzio. Sono le ombre delle paure che l’ignoto suscita in ciascuno.
Vai verso un mondo che non conosci tra gente che non comprendi.
Nel paese straniero l’emigrante si sente nessuno, anonimo.
È duro il lavoro ma più duro è vivere in mezzo a gente che non ti capisce; fra volti enigmatici che ti scrutano come sfingi e senti salire alla gola un moto di pianto e ti chiedi a che giova la tua sofferenza: .. a che serve l’attesa e l’inganno di sentirsi vivi ?
Anche avendo un lavoro e un salario, anche avendo una casa e la possibilità di uno svago ti manca intorno il tuo mondo che anche tornando non potrai più ricomporre.
E’ il dramma di ogni emigrato.
Un dramma sofferto soprattutto la sera quando stanchi ci si getta sul giaciglio ma il sonno non viene e se viene è popolato di fantasmi.
Ne hanno esperienza molti emigrati, sia quelli che hanno superato la prova sia quelli che non hanno retto e sono tornati.
4 commenti:
O seu blog tem belas imagens!!
Feliz fim de semana.
Thank u for my first comment :) I'm glad u like it.
Nice art u are posting...
Hugs/Pia
Hello, thanks for commenting on my blog. May I know which church is photographed in your earlier post?
I love the "sound" of the Italian words that make everything more romantic and dreamful...
The pictures are wonderful!
and I also love Paulo Coelho...
Congratulations! You make this blog a beautiful "space"...
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