lunedì 14 luglio 2008

LEONARDO DA VINCI



LA VERGINE DELLE ROCCE
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Legno trasposto su tela, centinato nella parte superiore, realizzato nel 1483. Francia, Parigi, Musée du Louvre.

(particolare)

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Nel 1483 Leonardo, che ormai vive a Milano, si impegna a dipingere la parte centrale di un trittico destinato ad una pala d'altare per la confraternita della Concezione.L'opera deve essere consegnata l'8 dicembre 1483 per la festa dell'Immacolata Concezione.Un minuzioso documento indica quali sono i personaggi e quale la cornice da dipingere: Dio nella parte superiore, la Vergine e il Bambin Gesù al centro, montagne e rocce in basso. Ma nessuna clausola del contratto viene rispettata da Leonardo: né la scadenza, né il soggetto.

Il quadro suscita grande impressione, ma i monaci, considerandolo incompiuto e non rispondente ai requisiti richiesti, si rifiutano di pagare l'artista.
La questione sfocia in un processo che dura un quarto di secolo prima di chiudersi con la vittoria del pittore.
I quattro personaggi del dipinto, la cui presenza sembra allontanare l'oscurità, restano tuttavia ambigui nei loro gesti.
Sono rappresentate tre mani unite sopra la testa di Cristo, mentre le due dita di Gesù benedicono il piccolo San Giovanni, e il dito teso dell'angelo lo indica.
La mano sinistra della Vergine sembra proteggere e allo stesso tempo minacciare il Bambin Gesù; la mano destra della Vergine intorno a San Giovanni, inoltre, appare contratta.
Secondo la Bibbia, Gesù e San Giovanni si incontrarono in un deserto fiorito ed è probabile che Leonardo abbia tratto spunto da questo particolare per il dipinto.
Si noti ancora la simbologia legata a fiori e piante: l'iris allude alla pace, l'edera alla fedeltà, l'anemone rosso invece alla tristezza e alla morte.


(particolare)

Decimo Giunio Giovenale




mens sana in corpore sano

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Letteralmente : ...  mente sana in corpo sano, espressione tratta da un passo delle Satire di Giovenale. Oggi è lo slogan di molte palestre, centri estetici, club sportivi che invitano a curare di più il proprio corpo. Lo stesso slogan non è invece usato (ma dovrebbe esserlo) per invitare la gente a curare di più la propria mente.
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IL GHIRLANDAIO


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IL GHIRLANDAIO
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Pseudonimo del pittore fiorentino Domenico Bigordi (1449-1494). L'artista, che subì l'influsso di Giotto, di Masaccio, di Andrea del Castagno e del Verrocchio, si contraddistingue per la perfezione del tratto e il realismo delle immagini. Suo allievo fu uno degli artisti simbolo del Rinascimento: Michelangelo.
In questa sua rappresentazione dell'utima cena, sullo sfondo ritroviamo gli alberi di limone, emblema della salvezza.
Il limone, infatti, era considerato un potente rimedio contro i veleni.
E nella tradizione cristiana l'immagine della pianta sarà spesso associata a quella della Vergine Maria, non solo perché frutto dal dolce profumo, gradevole forma e luminoso, ma anche perché ricco di proprietà curative, non ultima quella di essere rimedio contro i veleni, salvifico...
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sabato 12 luglio 2008

akatalēpsía o degli infiniti ritorni



Segnalo il bellissimo blog " Akatalepsia o degli infiniti ritorni"...
tanto amore per la bellezza e...una inesauribile fonte di notizie letterarie e altro ancora.
Bellissimo !!!
Di seguito riporto il suo ultimo post ...
una poesia dell' inglese Dylan Thomas.
Un poeta che non conoscevo.


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Credo che da certi respiri nostalgici
possa nascere qualcosa.
No, nessuna angoscia,
perché quella l'ho sconfitta
poco prima di morire.
Piuttosto parlerei di un'inclinazione spirituale
che fa dimenticare
e poi piange e rimpiange con noi.
E' così che nasce qualcosa
che, assaporato, è gradevole.
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Del resto non possiamo lasciarci andare alla delusione
perché c'è ancora - per fortuna - qualche verità.
Per esempio: non esiste "amore" se non si ama fino in fondo.
Ma ciò accade solo
dopo una serie di lunghe e inesorabili sconfitte.
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da Collected Poems, 1932 - 1954
ed. J. M. Dent & Sons Ltd, London

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venerdì 11 luglio 2008

Da OSSI DI SEPPIA di EUGENIO MONTALE


Portami il girasole ch'io lo trapianti
(Ossi di seppia)
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Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
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Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
dunque la ventura delle venture.
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Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

mercoledì 9 luglio 2008

Ecclesiaste

(Pablo Picasso)


Vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l`uomo da tutto l`affanno
per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.
Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l`occhio di guardare
né mai l`orecchio è sazio di udire.
Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c`è niente di nuovo sotto il sole.
C`è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Guarda, questa è una novità"?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.
Non resta più ricordo degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso coloro che verranno in seguito.
.
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San Benedetto del Tronto, 9 luglio 2008
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I giorni succedono ai giorni e anche questo breve periodo di riposo sta per terminare.

C'è ancora la bellezza ? in me stesso, nei miei pensieri, naturalmente.
E' una domanda di senso a cui non posso rispondere.
In questi giorni ho letto numerosi libri, passeggiato sul lungo mare all'ombra delle palme...lasciato correre la fantasia.
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Riesco ancora a leggere nella gente e le cose il bello che offre la vita?
E' facile fraintendere gli altri e se stessi.
E' facile essere fraintesi quando ''cerchi o parli '' della bellezza.

Non c'è tempo per scrivere... il locale è affollato. Tornerò più avanti su questo argomento.

martedì 1 luglio 2008

Martin Luther King


« I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal" »

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« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali" »

ED E’ SUBITO SERA - QUASIMODO


ED E’ SUBITO SERA
.Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera




COLORE DI PIOGGIA E DI FERRO
.Dicevi:morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.
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SPECCHIO
.Ed ecco sul tronco
Si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
.E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
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RIFUGIO D’UCCELLI NOTTURNI
.In alto c’è un pino distorto;
sta intento ed ascolta l’abisso
col fusto piegato a balestra.
.Rifugio d’uccelli notturni,
nell’ora più alta risuona
d’un battere d’ali veloce.
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Ha pure un suo nido il mio cuore
Sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.
.

Alle fronde dei salici
.
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.



Non ci soffermiamo più a guardare
verso l'alto, verso il cielo...
e perderci un attimo nell'infinito,
per osservare le nuvole
che si rincorrono
verso mete sconosciute
sospinte dal vento.
Non abbiamo tempo !
Per guardare l'imperioso spettacolo
del sorgere del sole
e godere dei tramonti infuocati,
dell'apparire della luna che ci invita a sognare,
delle stelle che con il loro luccichio
sembrano voler rallegrare
l'oscurità della notte.
Che dire poi, del mare meraviglioso,
questa immensa distesa d'acqua
dal carattere mutevole,
che da millenni unisce
i quattro punti cardinali del pianeta
e consente all'umanità di vivere.
Che dire dei monti, dei prati
e delle cime innevate,
dei laghi e dei torrenti che ci offrono
uno spettacolo indimenticabile.
Non abbiamo tempo !
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Giovanni Paolo II

lunedì 30 giugno 2008


Domani lascio il caldo umido e appiccicoso della città per un breve, programmato da tempo, periodo di riposo.

Un bagaglio leggero, le poesie di Emily Dickinson e il romanzo suggerito da Caterina, '' L'eleganza del riccio '' di Muriel Barbery.
Porto con me anche il libro dei libri, la Bibbia.

Ho bisogno di un periodo di riposo per raccogliere le idee e ricominciare.
La testa stanca, impagliata di niente, reclama orizzonti sereni.
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Non sono un cybernauta….. ma stare con voi è stato un piacere. Grazie !!!
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A ottobre inizio il percorso per l'intervento (spero l'ultimo) ...nel frattempo niente pesi, niente sforzi, niente ginnastica che sollecita gli addominali e niente stress.
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Tomorrow I leave the warm moist and sticky city for a short, scheduled for some time, period of rest.
A baggage light, the poems of Emily Dickinson and the novel by Catherine suggested,''The elegance of hedgehog''by Muriel Barbery and the Bible.
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Grazie per avermi ascoltato

Arthur Rimbaud - Sensazioni



Nelle azzurre sere d'estate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l'erba tenera:
trasognato sentirò la frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.

Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,
e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,
nella Natura, lieto come con una donna.

domenica 29 giugno 2008


ANDREA MANTEGNA (Isola di Corturo, 1431 - Montava, 1506) 

POLITTICO DI SAN ZENO - CROCIFISSIONE tempera su tavola (67x93) – 1456/1459 - Parigi, Musee du Louvre La tavola faceva parte di una pala d'altare che, fino al 1797, adornava la chiesa di San Zeno a Verona. Poi venne portato in Francia da Napoleone e solo alcune parti tornarono in Italia. La tavola della crocifissione rimase in Francia. L'esaltazione della croce e della figura di Cristo sono resi più evidenti da alcuni accorgimenti: le croci dei ladroni sono messe di traverso ed occupano solo una piccola porzione dello spazio, i personaggi ai piedi delle croci sono disposti attorno alle due croci laterali in modo che la croce centrale sì stagli più nettamente sullo sfondo retrostante, così come anche Gesù è contrapposto allo sfondo omoge¬neo del cielo, mentre gli elementi naturalistici ed architettonici (con richiami agli edifici classici di Gerusalemme) sono rappresentati ai due lati del dipinto.


Dante: Canto XXXIII del Paradiso



(Ho già postato parte di questa bellissima preghiera. Scusatemi se mi ripeto ma è una sera particolare. C'è bisogno di pregare, di elevare un pensiero a colei che, termine fisso d'eterno consiglio, la cui benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre).

Preghiera alla Vergine
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Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!".
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l’orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l’etterno lume s’addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s’invii
per creatura l’occhio tanto chiaro.
E io ch’al fine di tutt’i disii
appropinquava, sì com’io dovea,
l’ardor del desiderio in me finii."

sabato 28 giugno 2008

SE POTESSI ( Giovenale Nino Sassi)





Se potessi

cambierei l’inverno in una calda estate

e
farei
della gente e delle cose
l’espressione più vera;
ma
basterebbe
che fossi tu la mia estate
semplicemente tu
per vivere l’inverno.

(Giovenale Nino Sassi)

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giovedì 26 giugno 2008

Emily Dickinson - Se io potrò impedire


Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.
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Amherst, 28 marzo 1846

Carissima Abiah ,
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È domenica sera. Tutto è silenzio intorno a me e mi sento nello stato d'animo di rispondere alla tua affettuosa lettera. Sono sola davanti alla mia piccola scrivania, e vorrei scriverti notizie gioiose come quelle contenute nella tua lettera. Sono sola con Dio, e la mia mente è colma di tanti pensieri solenni che si affollano in me con una forza irresistibile (……omissis ... )
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Ieri mentre ero seduta vicino alla finestra a nord un corteo funebre entrò dal cancello aperto del camposanto, seguendo i resti della moglie del giudice Dickinson verso la sua lunga dimora. La moglie aveva sopportato una lunga malattia di due o tre anni senza un lamento. Si appoggiava interamente al braccio di Dio e lui non l'ha abbandonata. Ora lei è con i redenti in cielo e con il salvatore che ha così a lungo amato, secondo ogni umana probabilità. Mi dolgo sinceramente con te Cara A. per la perdita della tua amica E. Smith. Anche se non l'ho mai conosciuta, l'amavo per ciò che ne dicevi e perché era tua amica. Speravo di poterla incontrare una volta o l'altra ma Dio ha decretato altrimenti e non la conoscerò mai più se non come uno spirito lassù. Non rammento di averti mai sentita parlare delle sue convinzioni religiose ma spero che il suo tesoro fosse in cielo. Che colpo per le amorevoli speranze dei suoi genitori e amici dev'essere stata la sua morte. Della mia stessa età non ho perduto che un'amica i cui pensieri erano uguali ai miei. Fu prima che tu venissi ad Amherst. La mia amica era Sophia Holland. Era troppo amabile per la terra e fu trapiantata dalla terra al cielo. Andavo spesso a trovarla mentre era malata e vegliavo al suo capezzale. Ma alla fine la Ragione si dileguò e il medico proibì a tutti tranne che all'infermiera di entrare nella sua stanza. Allora mi sembrava che sarei morta se non avessi potuto più vegliarla o almeno guardarla in viso. Alla fine il dottore disse che sarebbe morta e mi permise di guardarla per un momento attraverso la porta aperta. Mi tolsi le scarpe ed entrai furtivamente in quella camera di dolore. Giaceva là mite e bella come da sana e i suoi pallidi lineamenti si illuminarono di un sorriso soprannaturale. Guardai finché gli amici me lo permisero e quando mi dissero che non potevo più guardare lasciai che mi portassero via. Non versai lacrime, perché il mio cuore era troppo colmo per piangere, ma dopo che fu deposta nella bara e capii che non potevo richiamarla indietro mi abbandonai a una costante malinconia. Non dissi a nessuno la causa del mio dolore, sebbene mi stesse corrodendo le fibre del cuore. Non stavo bene e andai a Boston, ci restai per un mese e la mia salute migliorò insieme al morale. Confido che ora lei sia in cielo e anche se non la dimenticherà mai, la incontrerò in cielo. So quali debbono essere stati i tuoi sentimenti alla sua morte, e mi rallegro che tu abbia consolazione dall'alto per sopportarla con rassegnazione.
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La tua aff. ..Emily E Dickinson

mercoledì 25 giugno 2008

Mario Luzi

Il tuo cuore
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Io lo penso, il tuo cuore come un'acqua
perduta in un deserto
che invano aspetta chi ci si disseti.
Lo penso come un albero fiorito
in piena notte, che nessuno guarda,
se non da vetri in fuga un viaggiatore
che noia o affari portano lontano
Come uccello spaurito
vaga pei lacunari d'una volta
di cui non trova uscita e crea soltanto
col suo strido più vasta solitudine...

martedì 24 giugno 2008

CANTO D'AMORE


Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla, oltre te, ad altre cose?
Ah, potessi nasconderla in un angolo
perduto nella tenebra, un estraneo
rifugio silenzioso che non seguiti
a vibrare se vibri il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me, insieme ci prende come un arco
che da due corde un suono solo rende.
Su qual strumento siamo tesi, e quale
violinista ci tiene nella mano?
O dolce canto.
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(Rainer Maria Rilke )

John Donne - Canzone..... (per te)

CANZONE
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Mio dolcissimo amore, non fuggo
per stanchezza di te,
nè perchè spero che il mondo possa offrirmi
un amore più degno;
ma poichè è destino
che io debba infine morire, è molto meglio
che mi prenda per scherzo l'abitudine
di morire così di qualche morte finta.
.
Ieri sera anche il sole era fuggito,
eppure oggi è qui.
lui non ha desideri e non ha sensi,
nemmeno un corso breve come il mio:
dunque non ti preoccupare per me,
credi che tutti i miei viaggi
saranno assai più rapidi, perchè io
ho più ali e più sproni di lui.
.
Ma come è fragile il potere dell'uomo,
che se anche ha buona fortuna
non vi si può aggiungere un'ora di più,
nè richiamare un'ora che ha perduta!
Ma venga pure la cattiva sorte:
le aggiungeremo la nostra forza,
le insegneremo l'arte e la portata,
così che su noi tragga vantaggio.
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Quando sospiri non sospiri vento,
ma esali la mia anima;
quando piangi, scortesemente cortese,
corrompi il sangue della mia vita.
Non è possibile che tu mi ami
come dici di amarmi se disperdi
con la tua la mia vita,
tu che di me sei la parte migliore.
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Il tuo cuore da oracolo
non mi preannunci alcun male: il destino
potrebbe prendere anche la tua parte,
realizzando così le tue paure;
pensa piuttosto che noi
ci siamo solo voltati le spalle nel sonno;
coloro che a vicenda si tengono vivi
non sono mai separati.
.
John Donne

Rainer Maria Rilke ...

Rosa, contraddizione pura, piacere d'essere
il sonno di nessuno sotto tante
palpebre.
.
Rainer Maria Rilke

Rose, oh reiner Widerspruch, Lust,
Niemandes Schlaf zu sein unter soviel
Lidern.
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Rainer Maria Rilke


Ti scrivo...

Pensieri senza meta


L’emigrazione ?
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Noi eravamo spagnoli, portoghesi, italiani. Eravamo Greci, Turchi …… europei dell’occidente uscito dalle macerie della seconda guerra mondiale.
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L’emigrazione di oggi è diversa. I migranti di oggi non sono europei dell’occidente ma uomini e donne, bambini provenienti da altre guerre e tragedie o da un muro caduto.
Culture diverse e distanti tra loro si mescolano a fatica, sono difficili da integrare.
L’occidente ricco, civilissimo ed evoluto ha bisogno di braccia, ….. ma arrivano persone … ad alcuni dispiace ovvero non ci avevano pensato.
Emergono incapacità ed egoismi …
L’incapacità di un sistema paese impreparato e la povertà che avanza insieme al niente ….. e così sia

sabato 21 giugno 2008

IL PINTURICCHIO




Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, è un pittore piacevole, dotato di una facile vena narrativa e di uno spiccato senso decorativo. Tra le fine del '400 e l'inizio del '500 il carattere raffinato e celebrativo della sua pittura lo rese estremamente celebre e richiesto come testimonia la sua ricca produzione figurativa apprezzata da una lunga serie di pontefici a partire da Sisto IV. Dopo alcuni anni di collaborazione con il Perugino, a fianco del quale partecipò alla decorazione della Cappella Sistina , il Pinturicchio operò autonomamente a Roma, Perugia, Spoleto e Orvieto.



A Spoleto all'interno del Duomo dedicato a Santa Maria Assunta, si trova la cappella Eroli, voluta da un vescovo della città a fine Quattrocento, e decorata da Pinturicchio con una fine scena di Madonna col Bambino circondata da Santi. La veduta retrostante, evocativa del paesaggio umbro reso celebre anche dal Perugino, mostra lo svolgimento di un evento processionale legato al committente.

Eugenio Montale - Le occasioni



Cenni biografici
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Eugenio Montale, nato a Genova nel 1896 , morto a Milano nel !981, è stato uno dei protagonisti del ‘900 europeo. Se la grande apertura intellettuale e il profondo legame con la tradizione poetica hanno fatto di lui una figura di riferimento per tutta la cultura italiana , nella sua lunga carriera di “ lettore “ e di giornalista ( a partire dal 1948 svoltasi a Milano presso il Corriere della Sera ) egli ha saputo riconoscere per tempo e promuovere autori misconosciuti ( come Svevo) e avvicinare un largo pubblico alle grandi letterature straniere.
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Montale si formò e visse le prime esperienze letterarie a Genova ( nel 1925 uscirono gli Ossi di seppia ) trasferendosi poi a Firenze nel 1927. Quando nel 1938 fu costretto a lasciare l’incarico di direttore del Gabinetto Vieusseux a causa della mancata iscrizione al partito fascista, era ormai un autore affermato, come l’anno successivo testimoniò la raccolta Le occasioni, un libro simbolo per la generazione di giovani che si trovò ad affrontare l’esperienza dell’antifascismo e la guerra. Nel 1956 uscì La bufera e Altro, in cui Montale fa i conti con la tragedia bellica. Seguì un lungo silenzio, interrotto nel 1971 dalla pubblicazione di Satura e poi di altre opere in rapida successione: una nuova stagione per la poesia e per la vita, ricca di onori. Nominato senatore a vita nel 1967, Eugenio Montale fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1975.
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(La grande poesia de Il Corriere della Sera)
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Le occasioni – Il Balcone
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Pareva facile giuoco
mutare in nulla lo spazio
che m’era aperto, in un tedio
malcerto il certo tuo fuoco
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Ora a quel vuoto ho congiunto
ogni mio tardo motivo,
sull’arduo nulla su spunta
l’ansia di attenderti vivo
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La vita che da barlumi
è quella che sola tu scorgi
A lei ti sporgi da questa
finestra che non si illumina.
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Il libro Le occasioni è dominato dalla figura criptica di Clizia, cui fanno da contorno personaggi femminili altrettanto criptici, dalla protagonista della casa dei doganieri, a Dora Markus e a Gerti, legate o da comune appartenenza storico – nazionale – razziale o, soprattutto, dalla loro caratteristica di migranti, sparenti, donne in Fuga. ( Mengaldo )
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In Montale la figura femminile, quella tracciata nella Vita Nuova .... scende a terra. I segni cristiani in cui era avvolta la donna stilnovista si trasferiscono in una figura che si muove sul piano laico della religione della cultura.
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E’ strano: tu / che guardi la sommossa vastità, / i mattoni incupiti, la malcerta / mongolfiera di carta che si spicca / dai fantasmi animati sul quadrante / dell’immenso orologio, l’arpeggiante / volteggio degli sciami e lo stupore / che invade la conchiglia / del Campo, tu ritieni / tra le dita il sigillo / imperioso / ch’io credevo smarrito.
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Il poeta fissa un’immagine. Siamo nel 1934 … compare Irma che sicuramente è il personaggio centrale dei sentimenti di Montale.
Siamo a Piazza del Campo, a Siena, durante il Palio.
Lo sguardo della donna che si posa, dalla finestra della stanza, sulla vastità della piazza colma della gente vociante nella festa, incarna la sua potenzialità che, per un attimo si trasferisce nel poeta che le sta a fianco concedendogli una capacità di percezione più profonda.
Siamo nel 1934… la vicenda umana ed intima di Montale e di Irma si svolge interamente nello scenario storico scandito dalla minaccia e dalla violenza del fascismo che nel 1938 si materializza con la visita di Hitler a Firenze.

NUOVE STANZE
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Poi che gli ultimi fili di tabacco
al tuo gesto si spengono nel piatto
di cristallo, al soffitto lenta sale
la spirale del fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano stupefatti; e nuovi anelli
la seguono, più mobili di quelli
delle tua dita.
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È una delle poesie conclusive di Le occasioni . Scritta nel maggio del 1939, quando lo scoppio della seconda guerra mondiale era ormai imminente. Il poeta e la donna giocano a scacchi. La donna fuma e le volute delle sigarette sembrano figurare, nell’aria , una città ideale.


La morgana che in cielo liberava
torri e ponti è sparita
al primo soffio; s'apre la finestra
non vista e il fumo s'agita. Là in fondo,
altro stormo si muove: una tregenda
d'uomini che non sa questo tuo incenso,
nella scacchiera di cui puoi tu sola
comporre il senso.
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Il vento scompiglia la città ideale…. al di la della finestra fervono i preparativi per la guerra.
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Il mio dubbio d'un tempo era se forse
tu stessa ignori il giuoco che si svolge
sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:
follìa di morte non si placa a poco
prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo
ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
cortine che per te fomenta il dio
del caso, quando assiste.
.
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Un tempo il poeta aveva dubitato della consapevolezza della donna ( cioè della bellezza e della cultura ) di poter dominare il senso della storia che ora la minaccia.
Tuttavia egli non depone la speranza… … la chiaroveggenza della donna rappresentata dai suoi occhi d’acciaio … terrà in scacco la barbarie della catastrofe che si avvicina.

Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
tocco la Martinella ed impaura
le sagome d'avorio in una luce
spettrale di nevaio. Ma resiste
e vince il premio della solitaria
veglia chi può con te allo specchio ustorio
che accieca le pedine opporre i tuoi
occhi d'acciaio.
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La guerra è vicina… e il poeta lo sa. Sullo scacchiere ( la partita a scacchi) già gli opposti schieramenti si fronteggiano, si preparano al secondo conflitto mondiale ma, …… la partita a scacchi, gioco aristocratico che si addice all’intelligenza della donna, domina gli eventi, esorcizza il male che avanza, tiene in scacco la barbarie che assedia la stanza.
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giovedì 19 giugno 2008

Vittorio Sereni - Ancora sulla strada di Zenna


Conosco la strada che, costeggiando il Lago Maggiore, porta fino a Zenna e alla Frontiera con la Svizzera. Ricordo il Lago e gli amici, mai dimenticati, che saluto affetto e nostagia.



Perché quelle piante turbate m'inteneriscono?
Forse perché ridicono che il verde si rinnova
a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?
Ma non è questa volta un mio lamento
e non è primavera, è un'estate,
l'estate dei miei anni.
Sotto i miei occhi portata dalla corsa
la costa va formandosi immutata
da sempre e non la muta il mio rumore
né, più fondo, quel repentino vento che la turba
e alla prossima svolta, forse finirà.
E io potrò per ciò che muta disperarmi
portare attorno il capo bruciante di dolore.
Ma l'opaca trafila delle cose
che là dietro indovino:
la carrucola nel pozzo,
la spola della teleferica nei boschi,
i minimi atti, i poveri
strumenti umani avvinti alla catena
della necessità, la lenza
buttata a vuoto nei secoli,
le scarse vite, che all'occhio di chi torna
e trova che nulla nulla è veramente mutato
si ripetono identiche,
quelle agitate braccia che presto ricadranno,
quelle inutilmente fresche mani
che si tendono a me e il privilegio
del moto mi rinfacciano.
Dunque pietà per le turbate piante
evocate per poco nella spirale del vento
che presto da me arretreranno via via
salutando salutando.
Ed ecco già mutato il mio rumore
s'impunta un attimo e poi si sfrena
fuori da sonni enormi
e un altro paesaggio gira e passa.

mercoledì 18 giugno 2008

Ricordo di Mario Rigoni Stern il «Sergente» solitario



Lo scrittore Mario Rigoni Stern è morto ad Asiago, all'età di 86 anni. Malato da tempo, Rigoni Stern è mancato lunedì sera. La notizia della sua morte è stata tenuta riservata dalla famiglia, per espressa volontà dello scrittore. I funerali sono stati celebrati martedì pomeriggio, in forma strettamente privata, nella chiesetta del cimitero di Asiago.
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(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).
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« Chi lo avrebbe mai detto che lo sarei diventato anch'io, un autore? Ma forse, in fondo in fondo, quando scrivevo in segreto il mio diario lo speravo. »

(Mario Rigoni Stern)
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Nato ad Asiago in provincia di Vicenza nel 1921 da Giovanni Battista e Annetta Vescovi, terzo di sette fratelli, e una sorella, trascorre l'infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell'Altopiano di Asiago. La famiglia numerosa commercia con la pianura in prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell'Altipiano. Studia fino alla terza avviamento al lavoro, poi lavora presso la bottega di famiglia.
Nel 1938 si arruola volontario alla scuola militare d'alpinismo di Aosta e, più tardi, combatte come alpino nella divisione Tridentina, nel battaglione Vestone, al confine con la Francia al tempo dell'entrata in guerra dell'Italia, quindi Albania, Grecia, Russia. Fatto prigioniero dai tedeschi allorché l'Italia firma l'armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), è trasferito in Prussia orientale. Rientra a casa a piedi dopo due anni di lager, il 5 maggio 1945.



Esordisce come scrittore nel 1953, con il libro autobiografico Il sergente nella neve, in cui racconta la sua esperienza di sergente degli Alpini nella disastrosa ritirata di Russia durante la seconda guerra mondiale. Con quest'opera egli si colloca all'interno della corrente narrativa neorealista. Il libro viene pubblicato su indicazione di Elio Vittorini conosciuto da Rigoni Stern nel 1951. Ha condiviso immagini, storie e ricordi con Primo Levi e Nuto Revelli.
Sul finire degli anni sessanta scrive il soggetto e collabora alla sceneggiatura de I recuperanti, film girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra.
Successivamente pubblica altri romanzi nella sua terra natale e ispirati a grande rispetto e amore per la natura. Sono inoltre ben sottolineati nelle sue storie quei valori ritenuti importanti della vita. Sono questi i temi di Il bosco degli urogalli (1962) e Uomini, boschi e api (1980).

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Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati e Paolini stesso, Ritratti: Mario Rigoni Stern. Nel film Rigoni Stern racconta la sua esperienza di vita, la guerra, il lager e il difficile ritorno a casa, ma anche il rapporto con la montagna e la natura. Il racconto come veicolo della memoria: per il Sergente è doloroso ma fondamentale portare agli altri la propria esperienza. A proposito del senso della vita dice:
« ...il momento culminante della mia vita non è quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita.... »
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Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna l'11 maggio 1998 l'Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze forestali ed ambientali.
Nel 2005 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Montebelluna [3]
Il 14 marzo 2007 l'Università degli studi di Genova gli ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche.
Oltre a vari premi per i suoi romanzi (v. sotto), nel 1997 ha vinto il Premio Feltrinelli e nel 2003 il Premio Chiara alla carriera.
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« Come vivere? Allora questa domanda ce la dobbiamo porre non soltanto alla fine di un millennio, di un secolo, di un anno, ma tutti i giorni, e tutti i giorni svegliandoci, si dovrebbe dire: oggi che cosa ci aspetta? Allora io considero che si dovrebbero fare le cose bene, perché non c’è maggiore soddisfazione di un lavoro ben fatto. »

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« Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura. »