Rainer Maria Rilke - Il libro d'ore (Das Stunden-Buch)
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«Sei così povero, come la forza di un seme
in una giovane ragazza, che lei nasconderebbe volentieri,
e stringe i fianchi, così da soffocare
il respiro primo di quel suo diventar madre.
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Sei povero, tu: come lo è la pioggia nella primavera
che felice cade sui tetti della città,
e come un desiderio, se un prigioniero lo alimenta
in una cella, sempre senza mondo.
O come i malati, che in un diverso modo si pongono
a giacere, e ne sono felici; come fiori tra i binari,
così tristemente poveri nel folle vento dei viaggi:
e come la mano in cui si piange – tu, così povero…»
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(p. 301)
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Rilke: Oriente e Occidente uniti dai monaci
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Due donne stanno intorno a questo libro, secondo l’interpretazione di Lorenzo Gobbi, traduttore ispirato e curatore esperto del poeta austriaco: una è Lou Von Salomé , che iniziò il poeta all’arte russa, profondamente intrisa di religiosità e misticismo. L’altra è Etty Hillesum , che percorse un cammino esistenziale simile a quello di Rainer Maria Rilke, soprattutto in quanto autrice di un unico libro, quel Diario postumo che testimonia la sua vocazione alla scrittura e ci fa pensare agli altri suoi libri non scritti per la morte prematura. Etty Hillesum fra i primi fece una giusta lettura, spirituale e vitale, di questo libro: era internata nel campo di transito di Westerbork, in attesa di essere trasferita ad Auschwitz dove sarebbe morta nel 1943, e gli unici libri che decise di mettere nel suo zaino di condannata furono proprio Il libro d’ore e Lettere a un giovane poeta, entrambi di Rilke. Da questa condizione esistenziale estrema viene il suo pieno apprezzamento, la sua totale adesione al Libro d’ore, letto come un breviario per un tempo di tragedia, e al tempo stesso come il testimone di una fratellanza. Una garanzia rassicurante, nonostante la vicinanza con la sofferenza, il dolore e la morte che avrebbe potuto annientarla, di una vita interiore alimentata dalla spiritualità, e di un infinito in comunione con essa, comunque luminosi. Se Hillesum ne fu interprete postuma (Rilke, che era nato nel 1875, morì nel 1926), l’altra presenza femminile, quella di Lou Andreas-Salomé, rappresentò invece una diretta, positiva influenza per la stesura del Libro d’ore. Fu lei, maggiore del poeta di quindici anni, a iniziarlo alla religiosità russa, autentica miniera di spiritualità, scoperta continua e ammirazione per il poeta ancora in formazione. In seguito ai viaggi in Russia compiuti con Lou nel 1899 e nel 1900, Rilke elaborò la struttura e il contenuto, magmatico e insieme visionario, del suo Libro d’ore, il cui protagonista è un giovane monaco russo, alter ego 'orientale' del poeta, che esprime la sua preghiera dipingendo icone, e che passa attraverso le esperienze della vita monastica, poi del pellegrinaggio, e infine della contemplazione della povertà e della morte, come un Francesco dei tempi moderni. In altrettanti grandi capitoli si divide il libro, ciascuno collegato agli altri eppure quasi autonomo, primo capolavoro del poeta austriaco che, composto fra il 1899 e il 1903, lo portò alla fama e al successo letterario. Il Libro d’ore infatti segna una svolta nella poetica di Rilke: abbandonato un neoromanticismo di maniera, il giovane poeta tenta una sfida alle possibilità espressive della poesia, che proprio come nella pittura delle icone ne mette alla prova l’ampia estensione cromatica, la capacità di illuminare la realtà attraverso le sue immagini. L’intero libro è la ricerca incessante di un Dio che sfiora le cose di ogni giorno, che rende pulsante la mente oltre al cuore, ma che è anche Figlio e non solo Padre, e che attende di essere a sua volta salvato, riportato nel mondo proprio dalla fede umana. Un tema sentito profondamente dal poeta, come testimonia la stesura quasi di getto del 'Libro della vita monastica', subito dopo il primo viaggio in Russia: Rilke attinge alla propria esperienza e la rende universale, raggiungendo una spiritualità che fonde Oriente e Occidente, come a costruire una sorta di nuova poesia universale, in grado di comunicare all’anima il più possibile senza mediazioni.
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