(Un libro di Pérez-Reverte Arturo)
In un'antica torre di guardia sul Mediterraneo, Falques, ex fotoreporter di guerra, dipinge un immenso affresco circolare: il paesaggio atemporale di una battaglia, la fotografia che non è mai riuscito a scattare, il caos del mondo dall'assedio di Troia a oggi. Dopo trent'anni in prima linea in molte guerre, infatti, ha deciso di ritirarsi in solitudine, non solo per gli orrori ai quali ha assistito ma anche per il proprio lavoro, che non sempre è stato oggettivo e innocente come avrebbe dovuto. Su questo punto è d'accordo il croato Markovic. Fotografandolo, Falques gli ha distrutto la vita. E molti anni più tardi, Markovic lo rintraccia, determinato a ucciderlo. Dal passato torna anche il ricordo di Olvido Ferrara, la donna amata, saltata su una mina in servizio nella ex Iugoslavia, da cui ha compreso come solo l'arte può dove l'occhio o la macchina fotografica falliscono..
Secondo Pérez-Reverte...
...Picasso è immenso, ma se parliamo di pittori di battaglie no. Lui non ha mai vissuto la guerra. Gliel’hanno raccontata. E la sua guerra è demagogica. C’è più guerra in un angolo di tela di Goya o di Brueghel o nello sguardo di un cavaliere di Paolo Uccello che in tutto il Guernica. Ma la società di oggi preferisce un simbolo, un’icona mediatica, alla realtà
In un'antica torre di guardia sul Mediterraneo, Falques, ex fotoreporter di guerra, dipinge un immenso affresco circolare: il paesaggio atemporale di una battaglia, la fotografia che non è mai riuscito a scattare, il caos del mondo dall'assedio di Troia a oggi. Dopo trent'anni in prima linea in molte guerre, infatti, ha deciso di ritirarsi in solitudine, non solo per gli orrori ai quali ha assistito ma anche per il proprio lavoro, che non sempre è stato oggettivo e innocente come avrebbe dovuto. Su questo punto è d'accordo il croato Markovic. Fotografandolo, Falques gli ha distrutto la vita. E molti anni più tardi, Markovic lo rintraccia, determinato a ucciderlo. Dal passato torna anche il ricordo di Olvido Ferrara, la donna amata, saltata su una mina in servizio nella ex Iugoslavia, da cui ha compreso come solo l'arte può dove l'occhio o la macchina fotografica falliscono..
Picasso
.Secondo Pérez-Reverte...
...Picasso è immenso, ma se parliamo di pittori di battaglie no. Lui non ha mai vissuto la guerra. Gliel’hanno raccontata. E la sua guerra è demagogica. C’è più guerra in un angolo di tela di Goya o di Brueghel o nello sguardo di un cavaliere di Paolo Uccello che in tutto il Guernica. Ma la società di oggi preferisce un simbolo, un’icona mediatica, alla realtà
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