mercoledì 27 maggio 2009

DESTINATARIO SCONOSCIUTO (VIII)



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Ho messo insieme alcuni post . E' una lettera iniziata e mai completata… pensieri che vanno, tornano, rimbalzano nella mente in cerca di riposo.
Nulla di letterario, direi ma una bozza da rivedere… proseguire. Un racconto...
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.........Alle 3,35 di lunedì 6 aprile ho pianto..
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Stamani sono andato dal chirurgo che collabora con il primario che mi ha operato. Bisognava che mi visitasse per verificare il drenaggio delle ferite, medicare e togliere i punti..Eravamo d’accordo per incontrarci di primo mattino… Ho deposto il giaccone, tolto la tuta per poi adagiarmi sul lettino della medicheria. Ho atteso ... un tempo breve ma interminabile. Il primario e i suoi assistenti erano in visita..Nel silenzio della stanza la mente è corsa veloce agli eventi che in rapida successione hanno messo in crisi il presente, ristretto l’orizzonte futuro e non so poi. C’è sempre un poi da interpretare, analizzare, comprendere … un succedersi di giorni che vorresti felici.Un poi che improvvisamente s’incarta e diventa oscuro, precario, difficile. Osservo il mio corpo provato dalla malattia. Lo ricordo forte, perfetto… veloce nella corsa, agile, infaticabile. Mi ha servito bene. Ora ha bisogno di cure, amore.Luciano, il Primario, ha fatto un buon lavoro ma i controlli non sono terminati… bisogna attendere ….. .Conosco Luciano dai tempi del collegio . Era il migliore della classe insieme a Giulio. Io eccellevo negli sport. Amavo il calcio, la pallavolo, il ping-pong ….Ero il più veloce nella corsa e nelle prove di resistenza. Saltavo un metro, senza fatica, da fermo e a piedi uniti . Salivo sulla corda senza utilizzare i piedi, con le sole mani… e discendevo veloce.Nelle materie artistiche, come negli sport, ero di gran lunga il migliore. Nelle ore di studio, scrivevo poesie e leggevo Joyce, Quasimodo, Ungaretti. Amavo i poeti.Ero Ulisse, l’eroe di Omero …. Immaginavo un divenire difficile, di lotta per raggiungere la terra amica, la casa dell’infanzia: il desiderio di un orfano che viveva la solitudine del futuro.
‘’Come va?’’
‘’Bene’’ …. ‘’ ne ha fatta di strada!’’
‘’Chi?’’
‘’Il Primario !’’
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‘’L’inverno’’, racconta Dante, l’ amico svizzero, ‘’è alle spalle’’.
‘’ Di neve quest’anno ne è caduta assai sulle nostre montagne’’… aggiunge, ed io ripenso la stagione giovane dei miei anni, …. l’emozione e lo stupore vissuto davanti al paesaggio montano di Maienfeld e di Davos… la dolce e irripetibile solitudine de ‘’La montagna incantata’’ di Thomas Mann … lo straordinario viaggio della vita
’’ Ma è così che l’inverno deve essere’’. Dice Dante,‘’ non quei giorni tiepidi e strani, quella nebbiolina, quel velo di fuliggine che persiste anche quando il cielo è sereno, indizi di un ambiente malato. ‘’
‘’No,…c’è stato un freddo pungente, con i passi che scricchiolano come su un velluto gelato, vapore ad ogni parola. Così deve essere l’inverno’’. .
Ora è primavera e presto sarà estate, calda.
E’ la vita che riprende, è il nuovo orizzonte che intravvedo davanti.. la sensazione di sentire vicine le persone care, gli amici anche lontani.
È la vita che riprende e l’agenda torna a riempirsi.
Domani, dopodomani… c’è molto da fare..
Di neve ne è caduta assai anche sul’Appennino … ed ora è Pasqua, è tempo di risurrezione .
La vita riprende nella speranza e così deve essere nonostante i lutti, la devastazione, l’incertezza del futuro per tanti nostri connazionali
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Museo Nazionale d'Abruzzo - Il Castello

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Alle 3.32 di lunedì 6 aprile mi sveglio… E’ la casa che trema; un rumore che cresce, che diventa via, via più forte. Il solaio ondeggia, scricchiola, i vetri delle finestre tremano … Scendo dal letto ... il pavimento sfugge,....Afferro i vestiti e cerco di raggiungere la porta... non si apre.‘’Il Terremoto !’’ esclamo .... ‘’ancora !”, penso ‘’ è ondulatorio’’…somiglia alla scossa notturna del 1997 ….’’l’epicentro è lontano, forse’’ ….non è locale .Cresce di intensità e devo attendere, sperare e finalmente rallenta, si esaurisce . Realizzo il disastro che c'è stato, da qualche parte, come nel 1997. Richiamo alla mente l'esperienza, il racconto di altri eventi..
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Alle 3,35 di lunedì 6 aprile ho pianto..
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Questo sisma ricorda lo sciame che ebbe il suo culmine alle ore 18 del 2 febbraio del 1703 quando una scossa di X grado con epicentro l'Aquila provocò, in Abruzzo, 7694 morti e numerosi feriti. (dagli annali)
Raggiunse l’ Umbria con grande violenza.
Nella città in cui vivo non fece vittime ma furono ingenti i danni.
In cattedrale, alle 18.00 di quel giorno lontano, si stava celebrando il rito della Candelora….
Un fuggi, fuggi generale, disordinato … il Vescovo, i canonici, i sacerdoti con indosso i paramenti che scappano dalla chiesa insieme ai fedeli.
Che scena ! … immagino io che scappo in piazza Duomo, e si che scappo, inseguito dal Vescovo e dalla curia al completo.
Le repliche durarono alcuni mesi. Le abitazioni danneggiate dal sisma vennero puntellate con travi di sostegno ma in aprile una nuova scossa provocò feriti e ulteriori danni agli edifici. Cadde la chiesa degli Agostiniani. Era il 9 aprile, lunedì dell’Angelo, lunedì di Pasqua..
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C'è una grande vicinanza tra gli eventi sismici che colpiscono l'Abruzzo e questa mia terra. Vicinanza culturale, di sentimenti e, del resto, dalla cima del Monte Vettore si vedono il Gran Sasso e il massiccio della Maiella. La città de l' Aquila è lì, da qualche parte....prima dell'orizzonte.

Museo Nazionale d'Abruzzo - Il Castello

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